La Nuova Ferrara

Ferrara

L’inchiesta

Rapimento, droga, intimidazioni: indagini chiuse sulla “piccola Suburra” ferrarese

Daniele Oppo
Rapimento, droga, intimidazioni: indagini chiuse sulla “piccola Suburra” ferrarese

La procura di Ferrar presenta il conto: quattro richieste di rinvio a giudizio

3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Fine indagini e richiesta di rinvio a giudizio per i quattro protagonisti di una storia da piccola – molto piccola – Suburra ferrarese, fatto di droga, un rocambolesco e quasi comico sequestro di persona, un ordigno e minacce a chi avrebbe “cantato” con i carabinieri. Tra quei quattro nomi, quello più noto è quello di Alessandro Casolari, 58 anni, già esponente storico del “Gruppo d’Azione” e del movimento ultras della Spal e fedina penale più volte compilata. A lui (che è difeso dagli avvocati Alessandro Felisati e Giovanni Montalto) si aggiunge il 51enne Roberto Roma (avvocato Montalto), anch’egli già noto alle forze dell’ordine. Oggi sono entrambi ai domiciliari. Gli altri due sono soggetti di secondo piano, un uomo di 64 anni e un giovane di 22 anni. Il 3 aprile andranno davanti al giudice dell’udienza preliminare. Tutti e quattro sono accusati per una clamorosa rapina trasformatasi in sequestro persona, avvenuta il 22 agosto del 2023. L’obiettivo era un 23enne al quale era stato dato appuntamento nella casa di uno dei quattro per parlare di una fornitura di stupefacenti. Era un’imboscata. Il giovane venne picchiato (ma reagì prendendo a morsi sia Casolari che Roma) e poi legato con fascette e nastro adesivo da uomini a volto coperto. Poi ancora stordito con una pistola elettrica e minacciato con un revolver detenuto illegalmente da Casolari e infine rinchiuso in una camera dell’appartamento. Il tutto per un bottino ridicolo, a fronte del rischio: 100 euro in contanti, un iPhone 14, il bancomat con il pin col quale prelevarono 40 euro da un Atm di Pontegradella.
Il sequestro è anch’esso ridicolo, il ragazzo si libera dopo alcuni minuti e scappa da una finestra, uno dei rapinatori/sequestratori lo vede, ne nasce un’altra colluttazione ma questa volta i residenti chiamano i carabinieri che mettono fine al gioco. Che era solo alla sua fine. Nel corso delle indagini i militari, coordinati del pm Ciro Alberto Savino, scoprono il sottobosco. La droga innanzitutto e non poca. Casolari e Roma sono accusati infatti di aver detenuto e smerciato un chilo di cocaina nel 2017, comprata a 25mila euro e venuta per 80 euro a pallina. Tra l’aprile e il maggio del 2024 avrebbero smerciato altri 700 grammi di polvere bianca, comprata sempre da Casolari per 31mila euro e in gran parte venduta fino all’intervento dei carabinieri, che hanno trovato circa 75 grammi residui (con grado di purezza oltre il 76%). Roma è invece accusato da solo di aver tentato di comprare, a maggio dello scorso anno, un etto di cocaina e quattro panetti di hashish per 10mila euro complessivi (6mila euro solo la cocaina), senza riuscirci per l’intervento degli investigatori. In casa però aveva oltre un etto di hashish dal quale avrebbe potuto ricavare più di 1.400 dosi. Poi la bomba. Casolari aveva incaricato due ragazzi che gravitavano attorno a lui (che andranno a giudizio in un separato processo, difesi dall’avvocato Pasquale Longobucco) di posizionare una bomba da quasi mezzo chilo (che è accusato di aver fabbricato e consegnato) sotto al motore di un condizionatore di un’abitazione di condominio dove abitava una donna da punire o spaventare. Tutto andò a monte perché i ragazzi vennero scoperti dai carabinieri, dopo le segnalazioni di movimenti sospetti. Casolari ne minacciò uno nel tentativo di non farlo parlare con gli inquirenti. Dovrà rispondere anche di questo. 
Daniele Oppo

© RIPRODUZIONE RISERVATA