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Il processo

Omicidio Big Town a Ferrara: Buzzi annegato nel suo sangue

Daniele Oppo
Omicidio Big Town a Ferrara: Buzzi annegato nel suo sangue

Lunga udienza in tribunale dedicata ai medici legali

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Ferrara Nessuno sostiene che l’intervento del 118 sia stato errato. Dunque nessuno getta sui soccorritori la croce della responsabilità. Però un semino della piantina del dubbio è rotolato in qualche modo davanti alla corte d’assise: Davide Buzzi aveva qualche possibilità di essere salvato quella notte del 1º settembre 2023, dopo lo scontro al bar Big Town? Il semino, che non sembra destinato a mettere radici, ma che di sicuro ha prodotto una serrata discussione, arriva dalle consulenze medico legali, ieri discusse in udienza. Soprattutto da quella della difesa di Vito Mauro Di Gaetano, anche se sulla base di uno spunto presente nella consulenza effettuata per la procura dai medici legali Silvia Boni e Roberto Testi.

La premessa è che tutti consulenti concordano sulla causa della morte di Buzzi, che in termini poco scientifici è annegato nel suo sangue. Questo perché, a causa dei colpi di lucchetto infertigli da Mauro Di Gaetano, ha subito un “fracasso facciale”, ovvero tutte le ossa del volto, i denti, il palato, sono state rotte, e il versamento di sangue che si è prodotto è finito nelle vie aeree, invadendo gola e polmoni. Le lesioni di per sé, però, non erano sufficienti da sole per portare alla morte di Buzzi, anche se, come detto da Boni, «non c’era un osso integro». A incidere è stato il fatto che sia rimasto per diverso tempo in posizione supina, cosicché il sangue è fluito verso i polmoni anche aiutato dalla gravità. E ci è voluto un po’ di tempo perché Buzzi morisse, cosa confermata da una più che discreta presenza di macrofagi, rilevati tramite gli esami istologici, che indicano il tentativo del suo corpo di combattere quell’invasione di sangue.

In questo tempo poteva essere salvato? A domanda diretta, il consulente Testi ha affermato che forse con una “cricotiroidotomia” – ovvero un accesso chirurgico d’urgenza alle vie aeree ostruite che si fa con un apposito kit – sarebbe stata «potenzialmente salvifica». Ma che tale kit non sarebbe in dotazione alle ambulanze e sarebbe usato solo in contesti militari. Proprio qui è rotolato il semino, perché il consulente medico legale di Di Gaetano – Lorenzo Marinelli – ha osservato che in realtà quel kit fa parte della normale dotazione delle ambulanze e il suo uso rientra tra le competenze dei medici anestesisti e dell’emergenza. Marinelli ha però precisato – più volte, perché più volte anche sollecitato dalla pm Barbara Cavallo e della presidente dell’Assise Piera Tassoni – che l’intervento effettuato al Big Town con l’uso del pallone autoespandibile (noto come Ambu), non sia stato scorretto, ma una delle legittime possibilità.

Per il resto, tutte le altre ferite (comunque non poche: 11 colpi di coltello e 5 lesioni causate dalle bottigliate prese) non sono state considerate connesse alla morte, compresa la coltellata ricevuta alla gola, che però era di per sé «potenzialmente idonea a cagionare la morte», vista la sede.

Sviscerato anche lo stato medico-legale di Lorenzo Piccinini, il ragazzo che era con lui al blitz al Big Town, da dove è uscito gravemente ferito (per questo c’è un imputazione per il suo tentato omicidio a carico di Mauro Di Gaetano e del padre Giuseppe). «Pacificamente idonea a uccidere» è stata definita la coltellata ricevuta al petto (e che gli ha causato uno pneumotorace), inferta da Giuseppe Di Gaetano. Non letali tutte le altre, tante, lesioni, con uno sfregio permanente al volto. l

Daniele Oppo

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