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Argenta, mille ettari coperti da pannelli solari. Gli esperti: «Tutelare il verde»

Giorgio Carnaroli

	Impianto fotovoltaico (foto archivio)
Impianto fotovoltaico (foto archivio)

Parla Andrea Panizza, docente di strategia aziendale Unife

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Argenta Per un territorio così vasto come quello argentano, un tempo cavallo di battaglia per propositi cooperativi di tipo agricolo, mille ettari di terreno trasformabili in fotovoltaico e agri-fotovoltaico possono sembrare poca cosa. E allora, oggi, con questa invasione di pannelli, quale può essere il futuro?

«L’energia rinnovabile è una delle sfide del futuro – è l’opinione di Andrea Panizza, professore a contratto di strategia aziendale dell’Università di Ferrara e di quella del Piemonte Orientale nonché – ma quando il suo sviluppo rischia di stravolgere il paesaggio, compromettere l’uso agricolo del suolo e alterare gli equilibri ambientali, è doveroso fermarsi a riflettere».

Visti i mille ettari, gli argentani non stanno però riflettendo: «È un dato che non può lasciare indifferenti, soprattutto considerando la vocazione agricola di questo territorio e l’impatto che tali trasformazioni potrebbero avere sulla qualità della vita dei cittadini e sull’ambiente. Argenta si trova in un’area di grande valore naturalistico, con paesaggi rurali che da sempre caratterizzano l’identità locale. L’espansione dell’agri-voltaico – dice ancora Panizza –, potrebbe modificare radicalmente questa realtà. Chi vive nelle zone interessate si troverà distese di pannelli solari sopraelevati, una trasformazione che inevitabilmente cambierà il territorio».

Il fotovoltaico a terra pare abbia i giorni contati a favore dell’agri-fotovoltaico:

«Non tutti i sistemi garantiscono la stessa resa agricola – sostiene Panizza – Non si tratta solo di una riduzione della quantità dei prodotti coltivabili, ma anche di una limitazione nelle tipologie di colture. Ombreggiamento, accessibilità ai terreni e microclima modificato sono fattori che possono incidere sulla qualità e sulla redditività delle coltivazioni. Il rischio concreto è che, dietro la definizione di “agrivoltaico”, si nasconda un compromesso più vantaggioso per gli investitori energetici. Va considerato anche l’impatto sul contesto naturale. Argenta è in un territorio ricco di biodiversità, con una fauna selvatica che potrebbe subire gli effetti di queste trasformazioni. Il cambiamento delle condizioni ambientali, l’aumento delle superfici e la modifica degli equilibri paesaggistici sono aspetti che meritano attenzione».

Poi l’esperto conclude: «È un modello di sviluppo che non sempre tiene conto dell’equilibrio tra innovazione e tutela del territorio – evidenzia Panizza -. Mi chiedo: chi oggi vende terreni agricoli per trasformarli in distese di pannelli solari sopraelevati, cosa lascerà alle generazioni future? Questa è la domanda che la nostra associazione TerreArgenta pone alle istituzioni, sollecitando una riflessione più ampia che vada oltre l’immediato vantaggio economico e che tenga conto degli effetti di lungo periodo. La vera sfida è trovare un punto di equilibrio tra la necessità di produrre energia rinnovabile e il dovere di proteggere il paesaggio, la biodiversità e la vocazione agricola di un territorio che non può e non deve essere snaturato». l

Giorgio Carnaroli

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