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La sentenza

Bagnino di Comacchio assolto, l’infortunio per aver spostato il moscone era vero

Alessandra Mura
Bagnino di Comacchio assolto, l’infortunio per aver spostato il moscone era vero

Un uomo, ora 70enne, era finito a processo per tentata truffa all’Inail e accusato di aver finto di essersi fatto male

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Lidi Era accusato di aver simulato un infortunio sul lavoro per percepire l’indennità Inail, e a seguito della denuncia presentata dallo stesso datore di lavoro, era finito a processo per tentata truffa. A distanza di cinque anni, un bagnino comacchiese ora settantenne è stato assolto con formula piena («perché il fatto non sussiste»), al termine di un processo che ha permesso di accertare che quell’infortunio era accaduto veramente, e che quindi non c’era stato nessun tentativo di ricevere indebitamente erogazioni di denaro.

L’antefatto L’imputato era stato assunto da uno stabilimento balneare dei Lidi per tutta la stagione estiva 2020. Ma dopo una settimana si era messo in malattia, dichiarando di essersi infortunato mentre spostava un moscone. Il certificato medico richiesto dal titolare dello stabilimento - e che attestava una frattura lombare - non era stato presentato nell’immediatezza, ma a settembre, e in quella circostanza il datore aveva appreso che il dipendente aveva richiesto un indennizzo all’Inail per infortunio sul lavoro. Il titolare, però, aveva ritenuto impossibile che il bagnino si fosse fatto male spostando un moscone, perché durante quell’unica settimana di lavoro non lo aveva mai visto utilizzare il natante. L’Inail, a sua volta, terminata l’istruttoria, aveva negato l’indennizzo e segnalato il fatto ai carabinieri. Il bagnino era quindi finito nei guai, accusato di essersi inventato tutto per soldi. Non solo. Il datore di lavoro era andato oltre, insinuando nella sua denuncia che l’uomo al momento dell’assunzione era già in cattive condizioni di salute, e che avrebbe approfittato della circostanza per inscenare l’infortunio.

La svolta La questione, complice anche lo stop dovuto al Covid, si è trascinata fino a oggi quando l’imputato, assistito dall’avvocato Vittorio Zappaterra, si è visto riconoscere la sua innocenza a fronte di una richiesta di condanna a una multa da parte del pubblico ministero. Referti medici e testimonianze hanno però smontato l’impianto accusatorio; un collega dell’imputato e la moglie avevano visto l’uomo spostare il moscone ed erano accorsi quando si era accasciato a causa dello strappo. Inoltre il referto medico aveva attestato una lesione lombare recente e del tutto compatibile con la dinamica dell’infortunio così come era stata descritta. «Il mio assistito è stato ingiustamente additato come truffatore – ha dichiarato l’avvocato difensore Vittorio Zappaterra – questa assoluzione con formula piena gli restituisce dignità».