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Codigoro, belli i fenicotteri rosa, ma quanti danni per i risicoltori

Andrea Tebaldi
Codigoro, belli i fenicotteri rosa, ma quanti danni per i risicoltori

Rese ridotte anche a un quinto, chiesti indennizzi speciali: «Sono uno spettacolo della natura, ma siamo un po’ esasperati»

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Codigoro I danni provocati dall’avifauna sono un tormento per risicoltori e agricoltori che operano all’interno delle aree a ridosso del Delta del Po e del Mar Adriatico: gli areali più vocati alla risicoltura ma al tempo stesso quelli presi più di mira dai fenicotteri rosa, una specie protetta e per di più tutelata da direttive comunitarie.

Uno spettacolo naturale la loro presenza, nelle valli racchiuse tra i territori di Codigoro, Comacchio, Lagosanto, Ostellato e Portomaggiore – in primis Saline Comacchiesi e Valle Bertuzzi – e la loro quotidiana migrazione verso le vicine risiere durante il mese di maggio, attratte dalla presenza di acqua nelle vasche e a caccia di cibo. Un fenomeno tuttavia in crescita nell’ultimo biennio, come da ultimo Report-Censimento curato a dicembre 2024 dai rilevatori di cinque gruppi ornitologici, che crea nel contempo danni ingenti ad un numero crescente di risicoltori. Al punto da far scattare l’allarme perché si tratta anche di contemperare il sacrosanto diritto all’esercizio di un attività produttiva con relative tutele.
 

«Comincia a esserci un problema e un po’ siamo anche esasperati – ammette Ferruccio Toschi, 68enne risicoltore di Codigoro associato a Confagricoltura Ferrara – . Purtroppo il mese di maggio diventa un incubo da queste parti: si tratta del periodo ricompreso tra la semina e la fase di crescita della piantina, per chi pratica la tecnica di semina in sommersione. È il momento dell’immissione dell’acqua nelle vasche che può variare dagli otto ai dodici giorni, a seconda dei fattori esterni come piogge e temperature, una fase corrispondente proprio in quel mese. Lascio dunque immaginare le conseguenze, specialmente nelle ore notturne. I fenicotteri, spettacolo della natura, arrivano, planano e poi la mattina ritornano nelle valli lasciando evidenti tracce del loro passaggio sui semi del riso».
 

L’imprenditore si fa portavoce di svariate situazioni simili accadute in quelle zone, soprattutto nell’ultimo biennio, fornendo un possibile rimedio laddove possibile: «Siamo costretti a fare le ore notturne in quelle settimane, cercando di fare le guardie, a veglia durante la fase di immersione affinché i fenicotteri non arrechino danni là in mezzo. Qualche anno fa ho avuto pure io danni ingenti, poi ho optato per la semina a file interrate, in asciutta, poiché in tal caso è sufficiente immettere acqua e bagnare le sementi, eliminandola nell’arco di 24-48 ore; sarà questione di fare la guardia solo per qualche notte, pur di ridurre i danni provocati dai fenicotteri. C’è chi ha prodotto addirittura una resa pari a 72 quintali di risone in una superficie complessiva di 5 ettari, quando di solito è il prodotto totale di un ettaro - conferma Toschi - L’indennizzo dei danni arrecati alle produzioni agricole dalle specie protette di fauna selvatica è a carico della Regione Emilia Romagna; spetta invece agli Ambiti Territoriali di Caccia l’indennizzo a quelli provocati dalla fauna cacciabile. Nella situazione in cui ci troviamo spetta alla Regione indennizzarci tenendo conto dell’entità dei fondi regionali disponibili che devono soddisfare tutte le esigenze dei danni arrecati dalla fauna selvatica».
 

Il fenicottero rosa è animale protetto, i risicoltori contano pertanto sui ristori auspicando che «l’indennizzo copra il più possibile il valore del danno realmente arrecato poiché la ripetizione delle semina è sempre dietro l’angolo». La richiesta a gran voce di ristori speciali, com’è accaduto negli anni precedenti in Sardegna, negli areali risicoli della provincia di Oristano, in seguito alle conseguenze del planaggio dei fenicotteri rosa alla ricerca di cibo. «Il ristoro totale della perdita sarebbe il giusto epilogo – conclude il risicoltore – che preservi la natura ma che tuteli pure l’attività imprenditoriale, perché oltre all’incremento dei fenicotteri rosa, siamo molto esposti anche ai danni causati da altre tipologie di avifauna (oche e anitre)».