Meditazione, fede e digiuno: a Ferrara Ramadan per 15mila fedeli
Lafram (Ucoii): «Si consolidano le relazioni. È anche un’occasione di dialogo e confronto, all’interno della nostra comunità e fuori»
Ferrara «È il mese più bello, lo aspetto con gioia tutto l’anno, è quello in cui sentiamo più profondamente la fede», uscendo dalla zona della moschea di via Traversagno riservata alle donne, Hala Abram emana entusiasmo. Si è appena la conclusa la preghiera del venerdì, che ogni settimana alle 13 raduna fino a 300 persone. Ma quella di ieri è stata una cerimonia speciale, l’ultima prima del Ramadan, che inizia proprio oggi con il primo spicchio di luna crescente, per concludersi a fine mese. Se dall’esterno può sembrare solo un periodo di sofferenza e privazione, dall’interno è vissuto con passione e partecipazione, come testimoniano i fedeli di ogni età che numerosissimi si sono riuniti ieri in preghiera.
Il Ramadan celebra la prima rivelazione del Corano a Maometto da parte di Allah e prevede che dall’alba al tramonto si osservino digiuno, astinenza sessuale oltre che da “peccati di parola” e azioni violente. «Mangiamo meno e ci connettiamo di più con noi stessi e con gli altri», spiega Hala, che insegna lingua araba al Centro di Cultura Islamica adiacente alla moschea, una delle più frequentate del territorio. Ayoub ha 24 anni ed è arrivato dal Marocco per studiare. Proprio durate questo mese discuterà la sua tesi di laurea in Economia. «Non sono preoccupato – afferma – perché mangiare prima dell’alba e dopo il tramonto, meditare e raccogliersi in sé stessi, conferisce molta regolarità e concentrazione, forse il modo migliore per approcciarmi a questo importante momento».
«Il digiuno abbassa la glicemia, riduce colesterolo e trigliceridi, il cuore si riposa e il fegato si ripulisce. Inoltre, i movimenti della preghiera sono un’ottima fisioterapia», lo sa bene Mohammed Zeabi, medico in pensione arrivato dalla Siria più di 60 anni fa. «La prima settimana è uno shock, poi ti abitui. Il mio primo Ramadan è stato a 13 anni, ricordo che mi nascondevo per mangiare la cioccolata, ma era peggio perché poi ti veniva ancora più fame», ammette Adam Atik, presidente di “Cittadini del Mondo”, associazione laica all’interno della quale ci sono fedeli di diverse religioni.
Come tanti che arrivano alla moschea in abiti da lavoro per trascorrere la pausa ascoltando il sermone dell’imam, anche Rida sa che dovrà conciliare l’attività di installatore di impianti fotovoltaici con i dettami dell’Islam. Accanto a lui c’è Adam, 26 anni, arrivato a Ferrara da Lamezia Terme: «Così si trae forza dalla nostra debolezza, siamo spinti al sacrificio per uscirne migliori». «Grazie alle donazioni dei fedeli, in questi giorni in cui si invita alla beneficenza, ogni giorno prepareremo colazione e cena per tutti – annuncia Barahmeh Mohamed, responsabile del Centro Islamico di via Traversagno – saranno piatti semplici, ma nutrienti come datteri, zuppa di verdure, cous cous con carne di pecora e manzo”.
Secondo l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, si stima che su 40mila persone di origine straniera che vivono nel territorio ferrarese, un terzo provengano da paesi a maggioranza islamica. «Si può dunque supporre che circa 15mila persone a Ferrara e provincia osserveranno il Ramadan» ipotizza il presidente dell’Ucoii Yassine Lafram, che è nato in Marocco e vive a Bologna dove si è laureato in filosofia. «Il digiuno – prosegue - è uno dei cinque pilastri della religione islamica, è l’atto cultuale più osservato. La preghiera è più importante, ma capita che venga trascurata durante l’anno, invece, nel mese del Ramadan tutti i fedeli tornano ad osservare i precetti del Corano. Ha un forte impatto sulla vita individuale, familiare e della comunità e ha una dimensione sociale molto forte e marcata. È un’occasione di consolidamento del proprio rapporto con la fede e delle relazioni: si intensificano le visite ai parenti o le chiamate se si vive lontani. Si è invitati a risolvere ed evitare i conflitti, a fare pace. Ci si reca con frequenza nei luoghi di aggregazione e di culto per condividere la fatica, ma anche la spiritualità e la felicità che questa celebrazione porta con sé. Ci si purifica da peccati e mancanze, è una scuola di disciplina perché dover gestire gli istinti impone un grande autocontrollo al corpo e alla mente. Si è indotti a rallentare, meditare, riflettere, a diventare persone nuove. È anche un’occasione di dialogo e confronto, non solo all’interno della nostra comunità, ma anche con l’esterno, perché in tanti sono attratti e incuriositi dalle nostre pratiche, tanto che qualcuno le replica per esempio con il digiuno intermittente. Per noi resta sempre una positiva occasione di apertura e condivisione».