Spedizione punitiva con pugnale a Pontelagoscuro: a processo anche padre e figlio
Tre albanesi e un italiano accusati di lesioni e minacce
Pontelagoscuro Una spedizione punitiva diretta, almeno inizialmente, verso il bersaglio sbagliato, reo però di essere amico di quello vero. Il tutto, forse, per un interessamento di troppo nei confronti di una ragazza, dal quale era nata una precedente discussione, sfociata anch’essa in violenza. Fatti del giugno del 2022, avvenuti a Pontelagoscuro, nella notte a cavallo tra venerdì 10 e sabato 11, tra via Risorgimento, davanti all’ufficio postale, e via Padova, davanti al “palazzone” al civico 233, residenza dei due aggrediti. Fatti per i quali si sta celebrando un processo per lesioni aggravate e minacce a carico di quattro uomini, che i carabinieri hanno individuato come gli aggressori della spedizione punitiva avvenuta in via Padova. Si tratta di tre albanesi – padre e figlio di 22 e 53 anni e un terzo di 25 anni – e un italiano di 22 anni.
A raccontare la vicenda al giudice è stato ieri uno dei due ragazzi aggrediti, persona offesa ma non parte civile nel processo (ma che ha confermato la volontà di farlo proseguire). «Ero a Vigarano con gli amici, mi è arrivato un messaggio da parte di mia mamma, qualcuno mi cercava». È andato lì, ha aspettato un attimo, dopo un po’ è arrivata un’auto che pensava fosse quella di un suo amico. Errore. Dalla macchina è sceso un uomo che gli ha chiesto se fosse stato lui ad aver picchiato un altro ragazzo. Il “no”, probabilmente, non era previsto tra le risposte, perché subito è stato preso a pugni e a niente è servito dire che lui non c’entrava nulla. Attorno, quattro uomini e una ragazza, forse proprio colei sulla quale si era riversata un’attenzione considerata sgradita da parte del suo amico, quello che stavano cercando in realtà. Padre e figlio, la vittima li conosce bene: «Siamo vicini di casa da anni, non me l’aspettavo». Neanche suo padre se lo aspettava per questo «ha rifiutato le loro scuse quando sono venuti a casa chiedendo di ritirare la denuncia». Anche perché il più grande degli aggressori «aveva in mano un coltello» usato per minacciarlo, mentre gli dicevano «noi ti ammazziamo, siamo albanesi». Un altro aggressore «aveva una specie di tirapugni».
Un suo amico, dei tre giunti subito dopo, ha confermato la presenza del coltello, che forse era più propriamente un pugnale: «Sembrava una baionetta», ha spiegato infatti, facendone una descrizione, usato per minacciare anche lui al suo arrivo. Lama poi usata sulla seconda vittima - persona offesa di nazionalità pakistana che verrà sentita alla prossima udienza del 12 maggio, coinvolta nel primo tempo di questa vicenda ossia nel parapiglia davanti all’ufficio postale - procurandogli alcune lesioni da taglio. Anche lui residente in quel palazzo, è uscito di casa per soccorrere l’amico, brandendo una mazza da cricket. È stato accerchiato, gettato nel fosso a lato di via Padova, a malmenato e tagliato con il coltello. Poi l’arrivo dei carabinieri, allertati dai residenti, ma non c’era più nessuno degli aggressori. Preoccupanti episodi di violenza che furono, al tempo, una delle spie più rosse del clima molto caldo vissuto dai residenti di Pontelagoscuro e non perché l’estate era ormai alle porte.
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