Ferrara, l’architetto delle auto di lusso a processo per bancarotta
Per la Procura aveva creato un buco da milioni di euro
Ferrara «Con la Lamborghini sconfiggo la crisi», diceva l’architetto e immobiliarista vicentino Giovanni Battista Farneda in un’intervista del 2017 al magazine The Envy. Nello stesso anno, Il Giornale di Vicenza scriveva di due Lamborghini monoposto in bella vista nel salotto della sua villetta del Cinquecento sui colli vicentini. Secondo la Procura di Ferrara, tra il 2015 e il 2020, Farneda aveva messo le basi per la bancarotta fraudolenta di una sua società, la Uno View Auditing Srl con sede in corso Giovecca a Ferrara, il cui patrimonio sarebbe stato svuotato con cessioni di beni senza ritorni economici e accumulando un debito con l’Erario e gli enti locali di poco meno di 1,5 milioni di euro. Ieri il pubblico ministero Andrea Maggioni ne ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione nel giudizio abbreviato.
Accuse respinte dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Marco Antonio Dal Ben: «Finché è stato amministratore, cioè fino a novembre 2019, la società era gestita in modo ineccepibile e i conferimenti contestati erano pagati da finanziamento soci, quindi crediti effettivi. Abbiamo chiesto l’assoluzione piena».
Per l’accusa, in veste di amministratore unico (fino al 2019) e amministratore di fatto (fino a novembre 2020), Farneda aveva invece svuotato le casse della società conferendo ad altre aziende auto di lusso, orologi di grande valore, unità immobiliari, senza ottenere un euro. Ad esempio, nell’agosto del 2019, avrebbe ceduto alla società Due Srl un immobile dal valore di quasi 790mila euro ubicato a Olbia, in Sardegna. A ottobre avrebbe ceduto alla Lambo F1 Spa auto di lusso per un valore di oltre 407mila euro. Alla Fgb Invest avrebbe ceduto, a febbraio 2020, orologi dal valore di oltre mezzo milione di euro. Alla stessa società, ancora nell’ottobre del 2019, avrebbe ceduto immobili ubicati a Vicenza e a Treviso per un valore di 2,8 milioni di euro. Nel frattempo, la società avrebbe accumulato una valanga di debiti – 1,4 milioni in cinque anni – omettendo di versare imposte, contributi e ritenute su redditi da lavoro. In più avrebbe mantenuto le scritture contabili in modo non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e dei movimenti d’affari. La bolla è scoppiata quando la Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, con la quale aveva contratto due mutui, ha visto che i soldi non tornavano indietro, ne ha chiesto e ottenuto il fallimento nel 2021.
Con Farneda è imputato anche un ragioniere, Simone Pagliuchi, per aver concorso con l’architetto a una delle distrazioni di beni che hanno portato alla bancarotta (quella degli orologi di lusso) e alla tenuta fraudolenta dei libri contabili nel periodo in cui figurava come amministratore. Un terzo imputato (accusato di bancarotta semplice), l’ultimo amministratore, risulta irreperibile. La procedura fallimentare è parte civile, assistita dall’avvocato Michele Ciaccia. l
Daniele Oppo
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