Ferrara, inaugurata la nuova Casa dei polli: alla scoperta del gioiellino nel sottomura
L’edificio ristrutturato diventa un hub turistico e di aggregazione nel verde. Grande partecipazione oggi alla riapertura
Ferrara Inaugurata oggi (8 marzo) la Casa dell’Ortolano, conosciuta dai ferraresi come “Casa dei polli”, dopo tre anni di lavori per la riqualificazione dell’area. La città ha risposto numerosa alla riapertura e molte persone incuriosite si sono recate a visitare la corte colonica presente nel vallo delle Mura Sud. «È questo un momento importante per Ferrara – ha esordito il sindaco Alan Fabbri – perché grazie ad un progetto realizzato dall’architetto Natascia Frasson e delle sue collaboratrici Federica Tartari e Raffaella Vitale, quella che era una corte colonica “urbana” nel vallo delle Mura Sud, in uno stato di degrado assoluto, ora è tornata ad essere una struttura viva e ben inserita nella città». Ormai ridotta a rudere, con un impegno concordato con la proprietaria Caterina Zanelli, nel 2022 è iniziato un recupero che in breve tempo e con una spesa di circa tre milioni di euro ha trasformato il complesso in un luogo accogliente e funzionale, pur nel rispetto della originaria tipologia. Ora il Comune farà un bando affinché chi fosse interessato possa prendere in consegna questa nuova realtà, sanificata e in gran parte già arredata.
Sono stati ricavati nella stalla un punto ristoro con capacità di 50 posti, che mantenendone lo stile e le mangiatoie diventerà a piano terra un originalissimo ristorante con vano cucine e bar, mentre il piano di sopra potrà essere una sala per altri eventi. «Forse per i bambini ci sarà oltre alla zona floreale anche un pollaio – ha proseguito nella descrizione l’architetto Frasson – mentre nella casa colonica sono stati ricavati quattro appartamenti già provvisti di angolo cottura, letto e comodini, più alcune stanze per il turismo veloce, che probabilmente saranno dati in gestione a chi si occuperà anche del ristorante. Infine c’è uno spazio dedicato al turismo bike, pensato come sosta e perciò attrezzato per piccole manutenzioni» .
Recuperare la casa colonica è stata per Natascia Frasson una vera sfida vinta grazie all’apporto di tanti che si sono uniti alla progettualità. «Questo per me era il luogo del cuore – ha dichiarato – e nessun dettaglio è stato lasciato al caso, persino le formelle in terracotta sulla porta dei bagni sono state studiate per mantenere lo stile originario dello stabile. Per la pavimentazione abbiamo utilizzato le tavelle recuperate dal tetto della chiesa di San Nicolò dell’omonima piazzetta recentemente restaurata; abbiamo anche pensato all’utilizzo da parte dei cittadini della parte esterna dove accanto ad un acquaio, prenotando, potranno fare il picnic». In un luogo nato come corte colonica non si potevano trascurare gli alberi ed infatti Federica Tartari ha recuperato quelli ancora presenti e vivi, posizionando sia altre piante da frutto sia una speci
ale vite come recinzione allestendo anche un orto per erbe aromatiche ed officinali; infine anche la pavimentazione nello spazio fra i due edifici ricordando la tradizione dell’aia, ha un materiale speciale che ha tenuto conto del rispetto dell’ambiente e consente all’acqua piovana di essere recuperata. Tutto quanto funziona elettricamente. Sull’impianto tipologico si è soffermata Raffaella Vitale che, nel rispetto dell’edilizia tipica del bracciante per la casa e per la stalla, ha trasformato l’uso che ne veniva fatto, adeguandolo al presente. «L’unica aggiunta alla precedente costruzione – ha proseguito – è la parte della casa colonica completamente crollata che non si poteva recuperare se non facendo un falso storico. Abbiamo così ricoperto i lati con legno scuro realizzandoci sopra una terrazza per la visione di quest’angolo delle Mura. Tutto il complesso si avvale di un sofisticato sistema di sorveglianza e di un affascinante impianto di illuminazione».