Addio a Paolo Sgarzi, era il bidello dell’Iti di Ferrara
Volontario Avis, donerà anche gli organi
Ferrara Paolo Sgarzi, conosciutissimo collaboratore scolastico dell’Iti Copernico-Carpeggiani, è morto domenica pomeriggio all’ospedale Sant’Anna. Aveva 59 anni e da 33 lavorava come bidello prima all’ex Itip e successivamente all’istituto unificato con sede in via Pontegradella. Da alcuni mesi gli era stata diagnosticata una gravissima malattia, contro la quale aveva lottato con grande coraggio. Il suo desiderio era quello di ritornare nella sua scuola, dove aveva visto in tanti anni migliaia di studenti crescere e frequentare le lezioni. Lascia la mamma Pia, gli zii e i cugini e proprio la signora Pia ieri pomeriggio, poco dopo il decesso del figlio, ha dato il consenso ai medici per la donazione degli organi. È l’ultimo regalo di Paolo, una persona che riusciva a entrare in empatia con chi gli stava vicino ed era impossibile non volergli bene. Tra l’altro Sgarzi era da tanti anni anche un donatore dell’Avis e arriva puntuale anche il cordoglio da parte del nuovo presidente comunale Alessandro Cattabriga. Oltre alla comunità dell’Iti, la scomparsa di Paolo Sgarzi ha creato profondo cordoglio tra i residenti di Borgo Punta, il quartiere dove abitava da tanti anni e dove era molto conosciuto. In gioventù aveva frequentato assiduamente anche la parrocchia di Santa Maria del Perpetuo Soccorso e anche lì si è fatto tanti amici. «Prima di trasferirsi nell’attuale casa di via Magnani, ha abitato per tanti anni vicino a casa mia - dice Stefano Negossi, uno dei suoi amici più stretti -. Ci siamo conosciuti quando ancora non lavorava, gli facevo delle ripetizioni di italiano e poi negli ultimi anni la nostra amicizia si è rinsaldata e andavo a pranzare due volte alla settimana a casa sua, ospite della signora Pia». «Paolo ha affrontato con grande dignità questi mesi di sofferenza, è stato un vero esempio, e ci ha sempre accolto a braccia aperte, nonostante il drammatico momento che stava vivendo - va avanti l’amico -. Abbiamo cercato di non lasciarlo solo. Sono commosso anche perché ho saputo che Paolo ha donato alcuni organi, nella speranza di salvare altre vite».