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Il caso

Ostellato, disputa tra vicini chiusa dopo 8 anni dalla Cassazione

Alessandra Mura
Ostellato, disputa tra vicini chiusa dopo 8 anni dalla Cassazione

Siepe contestata e battaglia giudiziaria

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Ostellato È una lite di vicinato che si trascinava da ben otto anni e che soltanto nei giorni scorsi, dopo una trafila che dal Giudice di Pace è arrivata fino in Cassazione passando per il ricorso in Tribunale, è arrivata a conclusione. Ma la battaglia giudiziaria è stata lunga e combattuta a colpi di fotografie, mappali e misurazioni, perché quando si parla di questioni di confine la materia è sempre spinosa e complessa. Partendo dalla fine, i giudici hanno "assolto" il vicino accusato di aver occupato senza averne diritto l’area cortiliva di un complesso condominiale con due siepi e con alberi, vasi e fioriere. In particolare, le siepi erano stata piantata in prossimità della linea di confine tra le due proprietà, e gli altri arbusti e ornamenti erano stati posti su supporti in legno per rampicanti davanti all’ingresso della sua abitazione. Secondo le vicine, che chiedevano la condanna dell’uomo e la rimozione di tutte le aggiunte che aveva apportato, tutto questo costituiva una innovazione, e come tale doveva essere approvata dall’assemblea condominiale. Le siepi, lunghe 4,30 e 3,90 metri e unite da manufatti, occupavano un terzo dell’intera superficie in comproprietà e ne compromettevano l’utilizzo da parte degli altri partecipanti. Tutto questo succedeva nel 2017, davanti al Giudice di Pace, che però aveva respinto la loro richiesta di accertare che il vicino aveva occupato in modo illegittimo l’area cortiliva. Determinate a far valere le loro ragioni, la vicine si erano allora rivolte al Tribunale, impugnando la sentenza del Giudice di Pace. Ma anche questa volta il giudizio era risultato loro avverso, perché i giudici nel 2018 avevano stabilito appunto che le aggiunte contestate non erano innovazioni e le siepi della discordia non alteravano l’uso comune del cortile. La disputa è stata infine portata al cospetto della Corte di Cassazione, che nei giorni scorsi ha confermato i giudizi precedenti, sancendo che la collocazione delle siepi rappresenta «un legittimo uso della cosa pubblica a opera di uno dei partecipati». Le siepi insomma possono restare, e in questi anni hanno avuto modo di piantare solide radici.