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La missione

Razzo della Nasa con il progetto di Unife pronto al lancio – LA DIRETTA

Razzo della Nasa con il progetto di Unife pronto al lancio – LA DIRETTA

La navicella spaziale Dragon raggiungerà la Stazione spaziale internazionale per riportare sulla terra due astronauti. A bordo anche il pletismografo sperimentale messo a punto dall’equipe ferrarese guidata dal professor Zamboni. IL COUNTDOWN

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Ferrara Ci sarà anche un po’ di Ferrara sulla Stazione spaziale internazionale. La Nasa è pronta a lanciare in orbita la navicella spaziale Dragon e insieme agli astronauti decolleranno anche alcuni strumenti scientifici messi a punto da un gruppo di ricercatori di Unife

La missione

La navicella spaziale Dragon partirà dal Kennedy Space Center (situato a metà strada tra Miami e Jacksonville) per raggiungere la Stazione spaziale internazionale (Iss) e riportare sulla Terra i due astronauti che hanno dovuto prolungare per oltre otto mesi, per problemi tecnici, la loro permanenza in orbita. Sarà una missione di scambio e un nuovo equipaggio, Crew 10, resterà a lavorare sulla Iss per circa 4 mesi. Con gli astronauti decolleranno anche alcuni strumenti scientifici, compreso un pletismografo sperimentale (un congegno che misura il flusso ematico fra torace e cervello), messo a punto da un gruppo di ricercatori ferraresi guidati dal professor Paolo Zamboni, ideatore dell’esperimento Drain Brain 2.0 ed esperto di chirurgia vascolare e traslazionale dell’Università di Ferrara. Assieme al fisico di Unife, Angelo Taibi, cui è affidata la direzione del progetto, e ad un pool di altri ricercatori (la fisica Rosa Brancaccio, di Unibo, il dottorando Anselmo Pagani e il bioingegnere di Unife, Antonino Proto) Zamboni ha ottenuto la certificazione del pletismografo con l’obiettivo di verificare le sue potenzialità nel misurare in orbita il volume di sangue che attraversa la vena giugulare e l’arteria carotide. I dati saranno incrociati con quelli forniti da un elettrocardiogramma.

Cos’è il pletismografo

Rispetto alla prima versione sperimentata dai ricercatori estensi durante la missione Futura-42, con Samantha Cristoforetti dieci anni fa, il congegno è stato semplificato e oggi può essere facilmente indossato dagli astronauti per lunghi periodi di tempo. In pratica potrebbe garantire un efficace monitoraggio delle variazioni dei flussi di sangue in microgravità. Il dispositivo è composto da una collarino e da una serie di sensori applicati sul torace. Il controllo continuo di quei parametri può migliorare la sicurezza per gli operatori al lavoro nella Iss. Disidratazione e rallentamento del flusso sanguigno potrebbero infatti aumentare il rischio di trombosi. Quei dati assumono un’importanza ancora maggiore nella prospettiva di viaggi spaziali verso la Luna o Marte, con lunghi periodi trascorsi lontano dalla gravità terrestre. «Dopo l’esperienza di Futura-42 abbiamo raccolto e pubblicato i dati e da lì siamo ripartiti per affinare ulteriormente lo strumento. Abbiamo anche partecipato ad un bando e la Nasa ha ritenuto l’esperimento interessante», spiega Zamboni. L’Asi ha finanziato la ricerca con 400mila euro. La sperimentazione è importante anche per le possibili ricadute sulla medicina territoriale se consentirà il monitoraggio a domicilio di pazienti con problemi cardiaci o neurologici residenti lontano dai grandi ospedali. La produzine del dispositivo è stata resa possibile dal lavoro congiunto di operatori con competenze in ambito meccanico ed elettronico: Federico Evangelisti, Alessandro Saputi, Michele Cavallina, Angelo Cotta, Ramusino Roberto Malaguti e Mirko Andreotti. LA DIRETTA del lancio.