Violenza domestica a Ferrara, donna salvata da uno sguardo
Vittima di maltrattamenti ha intuito cosa stava accadendo
Ferrara Le è bastato rivedere in quegli occhi il dramma di cui lei stessa era stata vittima per farle capire che quella ragazza straniera, che non parlava italiano, le stava chiedendo aiuto. E così, dal lettino del pronto soccorso dove entrambe si trovavano, è partita la catena dell’aiuto: prima usando il traduttore di Google sul telefonino per riuscire a capirsi e poi attivando – grazie anche alla prontezza del personale sanitario, che già aveva iniziato a sospettare qualcosa – i percorsi di protezione, con il coinvolgimento di un centro antiviolenza e della Polizia di Stato.
Ed è forse in questa salvifica comprensione, in cui l’intensità dello sguardo è stata lingua comune, che si può vedere una manifestazione della “sorellanza”, della forte solidarietà tra donne. Ed è anche grazie a essa che nei primi mesi del 2023 una giovane donna pakistana ha potuto liberarsi dall’incubo non solo di un “classico” matrimonio combinato dalle famiglie nella terra d’origine, ma di una vera e propria sottomissione e oggettificazione che passava sopra ogni suo desiderio e ogni suo dolore.
Suo marito, un suo connazionale di 34 anni, si trova ora a processo per maltrattamenti, aggravati dal fatto che non si sarebbe fermato nemmeno quando lei era incinta, e per plurime violenze sessuali.
La vittima era finita all’ospedale dopo essere caduta dalla scale, pare perché in uno stato di debolezza dovuto anche allo scarso stato di nutrizione. Da tempo, secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Questura e messo nero su bianco dalla Procura nell’imputazione, viveva nella gabbia che il marito le aveva costruito.
Non poteva parlare liberamente con altre persone, non poteva ovviamente usare il cellulare, non poteva frequentare un corso di italiano, né prendere la patente di guida. La controllava in ogni modo, anche lasciando un telefonino con il registratore acceso nella camera da letto, così da carpirne le eventuali comunicazioni. Non mancavano gli insulti, non mancava la violenza: strattonamenti, percosse, la trascinava per le scale di casa, pretendeva rapporti sessuali.
Proprio per queste ultime pretese, l’uomo è imputato di vari episodi di violenza sessuale, con rapporti pretesi nonostante la ferma opposizione della donna e le evidenti manifestazioni di dolore fisico provato, davanti alle quali l’uomo si mostrava del tutto incurante. Il prossimo 9 aprile il processo davanti al giudice dell’udienza preliminare. La ragazza, che si costituirà parte civile, è assistita dall’avvocata Sara Bruno.
Danielel Oppo
© RIPRODUZIONE RISERVATA