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Medicina senza test d’ingresso, a Ferrara gli studenti si dividono

Andrea Mainardi
Medicina senza test d’ingresso, a Ferrara gli studenti si dividono

Tra i corridoi di Unife si parla di “possibilità in più” ma anche di “poca meritocrazia”

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Ferrara La “fame” di medici del sistema sanitario nazionale è ormai arcinota e, per cercare di arginare il problema, il Governo ha riformato l’accesso alla facoltà di Medicina. Fino allo scorso anno era obbligatorio sottoporsi ad un test d’ingresso a crocette con 60 quesiti che spaziavano dalla cultura generale, alla logica fino a biologia, chimica e matematica. Ora non sarà più così: le iscrizioni saranno aperte a tutti per un primo semestre che fungerà da filtro, vi sarà una didattica standardizzata seguita da alcuni esami che andranno poi a creare una graduatoria nazionale.
Chi supererà lo scoglio potrà proseguire gli studi compatibilmente con i posti disponibili. Il Governo prevede così di fornire 30mila nuovi medici al servizio sanitario nazionale nei prossimi 7 anni. A Ferrara l’azienda ospedaliero universitaria accoglie ogni anno centinaia di studenti, che in merito hanno opinioni diverse. «Non trovo sia meritocratico - racconta Anna, studentessa di Infermieristica - perché non ci saranno criteri oggettivi, con professori diverse e materie diverse. Credo che l’esperimento durerà solo un anno. Va anche detto che l’esame che ho sostenuto qualche anno fa era di cultura generale e non molto attinente alla professione medica».
Di parere opposto altri apprendisti infermieri come Claudio, Aurora e Giuseppe: «Non è un test d’ingresso che ti fa capire se sei adatto o meno alla professione. Io lavoro già in ospedale e vedo gente che è qui probabilmente solo perché è stata obbligata dai genitori. Penso possa essere utile dare l’opportunità a tutti almeno di tentare, anche perché in ogni caso sei mesi dopo comunque un test di selezione ci sarà. Oltre a medicina potrebbero estendere questa cosa anche ad altre facoltà come quella di infermieristica». Daniele e Giovanni: «Avrei piuttosto rivisto il test, magari incentrandolo su materie mediche. Si rischia ora invece un grande intasamento. Non verranno dati le priorità ai tirocini che in molti casi avvengono solo al terzo anno». Gaia e Carlotta: «A mio modo di vedere il problema sarà soprattutto organizzativo per spazi e tempistiche. Già così come siamo fatichiamo e si porrà il problema per i corsi tanto quanto per i tirocini. Un minimo di scrematura iniziale penso sia necessaria, rivedendo magari la struttura del test». Asia e Luisa che frequentano invece Medicina ribattono: «La vediamo come una cosa impossibile. Magari sarà fatto tutto in streaming».
Per Francesco e Rachele «il test d’ingresso andrebbe tenuto. Si cerca di rendere le cose più facili ma diventano più difficili e di certo non viene agevolata la strada verso la professione medica in questo modo». Anche Federica e Valentina sono favorevoli al test: «Andrebbe mantenuto. Ci sono troppe variabili ed incertezze, inoltre rischi dopo sei mesi di veder già interrotto il tuo percorso restando con solamente un’illusione. Già negli anni hanno provato ad ampliare il numero di iscrizioni ma con scarsi risultati dato che mancano spazi e strutture adeguate. C’è anche da considerare “l’imbuto” dell’accesso alle specialistiche che avviene qualche anno dopo. Anche da l punto di vista del merito abbiamo grossi dubbi». A criticare la decisione del Governo sono anche altri aspiranti medici come Alessandro ed Augusto: «Non si garantiscono la qualità del servizio ed il poter garantire a tutti un’equa possibilità visto che non è un test oggettivo. Ci sarà poi una problematica logistica, temo che nel prossimo semestre ci sarà molta confusione. Già prima il sistema funzionava a fatica ma c’era almeno un minimo di selezione. Ora invece non si possono certo garantire spazi per tutti, anche in questo momento che siamo circa seicento non è facile trovare luoghi idonei per gli esami». Anna ed Alessia infine vedono il bicchiere mezzo pieno di questo grosso cambiamento: «Penso sia giusto dare a tutti la possibilità almeno di entrare per capire se è il genere di facoltà che fa per loro, filtrando poi le competenze nel secondo semestre. È meglio così rispetto ad un test che di fatto è di cultura generale. Avere invece anche solo la possibilità di provare è sicuramente un’opportunità in più, poi con l’andare del tempo la selezione sarà “naturale».