Il Punto nascite di Cento resta chiuso: “Riaprirlo oggi è un rischio”
L’assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna Massimo Fabi: “La vita di mamme e bambine prima di tutto”
Cento L’interrogativo è di quelli destinati a riaprire il dibattito. Il Punto nascite a Cento è davvero destinato a chiudere? Lo abbiamo chiesto a Massimo Fabi, assessore regionale alla Sanità.
Anche il Punto nascite dell’ospedale di Cento (oltre a Mirandola e Faenza) la cui attività è stata sospesa nel giugno 2023, secondo il ministero oggi potrebbe riaprire: cosa farà la Regione? «Valgono le considerazioni espresse: la vita delle mamme e dei loro bambini supera ogni campanile o dibattito politico».
Per il ministero della Salute il punto nascita di Mirandola potrebbe rimanere aperto in deroga fino alla fine del 2025, quando in realtà è stato sospeso alla fine del 2022. Quando avete ricevuto la risposta da Roma? «La deroga era stata chiesta al ministero dalla Regione nel 2022, la risposta è arrivata ed è stata protocollata dai nostri uffici il 13 marzo».
Quali sono i motivi per cui il Ministero concede la deroga sino a fine anno? «La deroga era stata chiesta in virtù del fatto che il Mirandolese era uno dei territori più colpiti dal sisma del 2012. Anche se i parti erano ben al di sotto dei 500 l’anno così come previsto dalla legge nazionale, si era ritenuto di verificare se ci fossero le condizioni per consentire all’Ospedale di mantenere aperto il Punto nascita, anche attraverso una valutazione della programmazione nazionale. Non avendo ricevuto risposta l’attività del Punto nascita è stata sospesa da dicembre 2022».
Qualcuno, nel centrodestra, fa notare che è impossibile che la Regione abbia ricevuto solo oggi la risposta a una domanda posta due anni e mezzo fa, ipotizzando che il documento fosse arrivato allora, ma sia stato “chiuso in un cassetto” per giustificare la decisione “politica” di chiudere il punto nascite. Cosa risponde? «Non voglio aprire nessuna polemica. Ricordo solo che si tratta di atti e che c’è un sistema di protocollazione digitale. Al di là di questo, come ho avuto modo di ribadire più volte, la sicurezza di mamme e neonati è per noi al primo posto ed è questa l’unica decisione “politica” che ci guida, senza strumentalizzazioni o ambiguità di sorta».
La realtà oggi è che il Ministero ha concesso l’apertura in deroga del Punto nascite di Mirandola sino alla fine dell’anno: cosa farà adesso la Regione? Per voi ci sono le condizioni per la riapertura, seppur temporanea? «Ripeto, la sicurezza è il nostro primo obiettivo. La soglia minima di 500 parti l’anno decretata dalla legge nazionale si basa su una evidenza scientifica forte, già datata, in un contesto odierno che la rafforza. Le donne che partoriscono devono essere certe di accedere a un ospedale che potrà garantire loro la migliore assistenza disponibile, soprattutto in caso di complicazioni. A Mirandola si era abbondantemente da tempo sotto i 500 parti l’anno. Quindi la risposta è no, una riapertura in deroga di alcuni mesi non avrebbe senso perché esporrebbe le donne e i bambini a un rischio inaccettabile. Detto questo, anche se non determinante per la scelta adottata, c’è anche una difficoltà oggettiva nel reclutamento di personale medico e infermieristico. Per quanto attiene la situazione di Mirandola, va sottolineato che tutte le azioni messe in campo dall’Asl di Modena non hanno portato dal 2022 a oggi a un miglioramento significativo della situazione relativa all’organico di Ginecologia e Ostetricia, come ad esempio il concorso a tempo indeterminato bandito nel luglio 2022 senza alcun arruolamento per indisponibilità dei medici e la revisione e rinnovo degli accordi interaziendali per la copertura di turni di guardia da parte di personale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria e dell’Ospedale di Sassuolo. Ma bisogna anche dire che dopo la sospensione l’Asl di Modena si è impegnata in una importante riorganizzazione dell’offerta di prestazioni chirurgiche e ambulatoriali. Già dai primi mesi del 2023 sono state potenziate l’attività chirurgica in regime di ricovero ordinari /Day Surgery (da 2 a 4 sedute a settimana) , l’attività ambulatoriale (da 66 a 158 visite ginecologiche al mese) l’attività di isteroscopia e colposcopia (da 40 a 100 prestazioni al mese). Così come è stato potenziato il percorso nascita e il progetto dei “1.000 giorni” con controlli nel puerperio per le donne residenti in dimissione dagli ospedali, la tempestiva presa in carico, home visiting di professionisti che accompagnano la neo mamma nel suo ambiente, incontri informativi/formativi realizzati dalle équipe multi professionali in collaborazione con il Centro per le famiglie».