Goro, anche gli uccelli ghiotti di vongole. Sparito novellame per 100mila euro
I recinti funzionano contro i granchi, ma un nuovo attacco arriva dall’alto. Gli allevatori: «Abbiamo perso nuovamente tutto in un giorno e una notte»
Goro Polverizzati in una sola notte 100mila euro di semina di vongole nella Sacca di Goro. «Dove non arrivano i granchi, ci pensano i cormorani e gli uccelli acquatici», la parole amare degli acquacoltori. La situazione, già drammatica, è riuscita anche a peggiorare: il novellame “piantato” nei recinti appositamente costruiti contro il grande nemico blu, è stato mangiato da germani reali e cormorani, con una sorta di attacco dall’alto in questi giorni di bassa marea.
«Non sappiamo più come difenderci - dicono dalla Sacca -, purtroppo non possiamo coltivare in acque particolarmente alte perché abbiamo bisogno ormai di gabbie e questa non ce l’aspettavamo proprio». Ieri mattina una delegazione di pescatori guidata dal consigliere regionale Fausto Gianella ha incontrato il direttore del Parco del Delta, Massimiliano Costa, alla presenza anche di Enelcaccia. «L’unico modo per provare a sopravvivere è l’estensione del Piano abbattimento cormorani anche qui da noi, come hanno già fatto in Veneto - spiega Gianella -. Ho già chiamato in Regione e presenteremo subito una interrogazione in questo senso. Le poche possibilità che avevamo di risollevarci, sono state dilaniate in 24 ore».
Ovviamente il fenomeno della bassa marea e degli uccelli che mangiano i molluschi non è certo nuovo.
«Il punto è che abbiamo dovuto in qualche modo rivedere le modalità di allevamento delle vongole e ci troviamo adesso davanti all’ennesimo grande scoglio. Speravamo con le barriere di riuscire a ripartire, ma niente da fare».
La Regione Veneto ha lanciato un nuovo piano per gestire l’impatto dei cormorani sulle attività ittiche e sull’ambiente locale, con metodi ecologici per allontanare i cormorani: barriere, reti, dissuasori acustici e luminosi. Ma anche azioni di controllo diretto, compresi abbattimenti controllati, per garantire un equilibrio ecologico e proteggere le attività economiche locali e coinvolgimento di enti pubblici e privati per l’attuazione e il monitoraggio delle misure. «La speranza è che si possa fare lo stesso anche da noi - ribadisce Gianella -. Non ci arrendiamo e non vogliamo farlo, ma vedere investimenti così grossi sparire dal giorno alla notte è un colpo davvero pesante, l’ennesimo, da reggere». A partire dagli anni ’90 il cormorano è divenuto localmente nidificante in Emilia Romagna e si tratta di specie protetta. La consistenza delle popolazioni, peraltro, è periodicamente accresciuta, in misura considerevole. Al divieto di uccisione, cattura, disturbo e detenzione del cormorano stabilito dalla Direttiva Uccelli è tuttavia possibile derogare ed è per questo che si è aperto il confronto con il Parco del Delta per capire «come muoversi e cosa fare, anche per altre specie. Vorrà dire che dovremo davvero arrivare a recintare tutto, con coperture anche nella parte superiore».l