Carcere di Ferrara, sovraffollamento al 164%: sezioni con due docce per 50 persone
Il report dell’associazione Antigone rileva che il numero di agenti è inferiore al previsto
Ferrara La casa circondariale “Costantino Satta” di Ferrara è la seconda struttura penitenziaria dell’Emilia-Romagna per tasso di sovraffollamento. Il dato emerge dall’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, basato sui dati riferiti al 2024. L’associazione aveva fatto visita al carcere estense il 9 dicembre, rilevando la presenza di 396 persone a fronte di una capienza regolamentare di 244 unità.
«Tra gli istituti con il più alto tasso di sovraffollamento si segnalano: Bologna (171%), Ferrara (162%), Modena (153%), Parma (111%), Rimini (129%)», scrive l’associazione nel report. La situazione è anche peggiorata nel 2025. Nella scheda di dettaglio presente sul sito Antigone, al 28 febbraio scorso sono stati rilevati 400 detenuti (sovraffollamento dunque al 164%), 175 dei quali stranieri.
Oltre al problema del sovraffollamento, nel carcere di Ferrara sono segnalate anche altre criticità. Ad esempio vi sono sezioni, riporta Antigone, dove vi sono solo due docce comuni per 50 persone detenute. «Inoltre, non in tutte le celle c’è l’acqua calda e sono presenti infiltrazioni». Antigone segnala che non gli è stato dato accesso a report sui cosiddetti “eventi critici”, ma è stato segnalato l’aumento dei casi di aggressioni verso altri detenuti o verso gli agenti. A proposito di agenti, a Ferrara ne vengono contati 168 in servizio a fronte di una pianta organica che ne prevede 194.
Non mancano le attività, ma «a causa della differenziazione dei circuiti detentivi, che impedisce lo svolgimento di attività in comune, chi è ristretto in circuiti meno popolosi ha maggiore difficoltà nel frequentare i corsi scolastici e a beneficiare di altre attività. Ci viene, infine, segnalata la grave carenza di opportunità lavorative offerte da committenti esterni». Cosa che «ha ripercussioni negative sia nel corso della detenzione, che rispetto alla possibilità di accedere a misure alternative anche attraverso il collocamento lavorativo».