La Nuova Ferrara

Ferrara

Rapporto Legambiente

Lidi, il mare avanza implacabile e divora la costa: «Costruire meno»

Annarita Bova
Lidi, il mare avanza implacabile e divora la costa: «Costruire meno»

«Cambiamenti climatici, consumo di suolo e cementificazione sono un mix pericoloso»

4 MINUTI DI LETTURA





Lidi Innalzamento della temperatura e del livello del mare, erosione costiera, eccessiva antropizzazione dei litorali, inondazioni, eventi meteo estremi: la nostra costa, come poi tutte quelle, italiane è in una condizione di forte fragilità. A dirlo, nel suo dettagliato report, è Legambiente che lancia l’ennesimo appello: meno cemento e più spiagge “libere”. «Le aree costiere sono una straordinaria risorsa ambientale, turistica e culturale ma sono sempre più minacciate da erosione, consumo di suolo ed eventi meteo estremi. Si tratta di aree particolarmente vulnerabili e che, in futuro, lo saranno ancor di più a causa dell’innalzamento del livello dei mari», l’estrema sintesi.

Gli eventi estremi nei comuni costieri sono in aumento. L’Osservatorio città clima di Legambiente dal 2010 a giugno 2024 ne ha riscontrati 816 (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno in cui erano stati 712). Di cui ben 104 solo nell’ultimo anno e secondo una recente mappatura di Ispra, la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km², con spiagge che hanno una profondità media di circa 35m e occupano appena il 41% delle coste.

«Con il nostro nuovo Report Spiagge 2024, portiamo al centro una riflessione sul futuro delle nostre coste, non più rinviabile. Chiediamo piani di adattamento e strumenti di governance che riducano i rischi per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, di adempiere al diritto di una fruizione libera della spiaggia e fermare le mani di chi vuole accaparrarsi pezzi di costa a proprio piacimento - la dura reazione ai numeri -. Purtroppo, ormai da molti anni, in Italia si parla di spiagge quasi mai in merito a progetti di tutela e valorizzazione, di accessibilità per tutti alle spiagge o di adattamento e resilienza, ma piuttosto per quanto previsto dalla Direttiva europea Bolkestein sulle concessioni balneari. Un vero “Far west” in cui regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento».

La Regione Emilia-Romagna ha avviato il percorso partecipativo sulla Strategia integrata per la difesa e l’adattamento della costa regionale, dal titolo “Che costa sarà”. Durante il percorso partecipativo sono emerse quattro linee direttrici: liberare spazi e mantenere una spiaggia libera da strutture e infrastrutture, come “fascia di rispetto” per l’esplicarsi delle dinamiche del mare, promuovendo il riassetto dei tratti costieri critici e ove necessario l’arretramento o riallineamento di strutture e infrastrutture. Di conseguenza sono stati definiti obiettivi ben precisi per ridurre la vulnerabilità del territorio costiero ed assicurare un adeguato assetto di sicurezza del litorale in relazione alle sue funzioni di protezione dei territori, insediamenti e attività umane afferenti all’ambito costiero, per le pressioni attuali e attese del cambiamento climatico in atto.

Tra questi un tasto molto dolente: «Si deve garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, definendo un quadro chiaro di obiettivi da rispettare, valido in tutta Italia, che metta al centro della questione un equilibrio tra parti in concessione e quelle libere, con un minimo di almeno il 50% delle spiagge in ogni comune lasciato alla libera e gratuita fruizione». Non solo, per Legambeinte «occorre definire, attraverso i Pua (Piani di utilizzo dell’arenile), le regole per garantire anche passaggi e criteri di qualità per eliminare barriere di accesso e al godimento visuale della spiaggia. Bisogna premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, incentivando chi garantisce l’attenzione alla sostenibilità nella gestione e negli interventi di riqualificazione ambientale, l’utilizzo di strutture leggere e facilmente amovibili, la possibilità di accesso alla spiaggia nei mesi invernali e la libera visuale del mare».

La Direttiva Bolkestein «prevede (articolo 12, comma 3) che gli Stati membri possano tener conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti e autonomi, della protezione dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d’interesse generale conformi al diritto comunitario».

Infine: «è necessario dare attuazione al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici emanando al più presto il decreto che stabilisce l’insediamento dell’Osservatorio nazionale per e individuare così le linee di finanziamento stanziando le adeguate risorse economiche (ad oggi assenti) per attuare il Piano. Va avviato, inoltre, un ragionamento che porti alla redazione di un Piano apposito per l’adattamento delle coste, come fatto in Spagna nel 2016. È fondamentale per un Paese come l’Italia definire un quadro di interventi che riguardino i litorali, anche perché interessa direttamente settori produttivi di vitale importanza, primo fra tutti il turismo».