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“Interruzioni”, teatro e informazione alla sala Estense di Ferrara

“Interruzioni”, teatro e informazione alla sala Estense di Ferrara

Venerdì si parlerà di infanticidio e di prevenzione. Coletti: «Tema complesso che merita di essere affrontato»

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Ferrara Venerdì 28 marzo alle 20.45 alla sala Estense di Ferrara (piazza Municipale) si terrà "Interruzioni - Le crepe dell'anima", doppio evento pubblico dedicato a un tema difficile, quello degli infanticidi. In programma una pièce teatrale di Camilla Ghedini, con Carmen di Marzo, per la regia di Paolo Vanacore e consultazione tecnica di Alessandra Bramante. E a seguire un confronto sul tema "Infanticidio e figlicidio. Miti, tabù, informazione", che vedrà i saluti dell'assessore alle Politiche Sociosanitarie del Comune di Ferrara Cristina Coletti e i contributi di: Luigi Grassi, psichiatra e ordinario Psichiatria Unife, Gabriella Rossi, psichiatra responsabile Servizio Psichiatrico di Codigoro, Alessandra Bramante, criminologa clinica, Camilla Ghedini e Ilaria Vesentini, giornalista de Il Sole 24 Ore.  La serata, organizzata e sostenuta dallo studio di Camilla Ghedini, vede il patrocinio di Comune, Ausl/Ospe, Dipartimento Neuroscienze- Istituto di Psichiatria Unife, Società Marcé Italiana per la salute perinatale, Libraccio. Scenografia di Makros. E' inoltre riconosciuta come attività formativa della Fondazione Ordine Giornalisti Emilia Romagna con 5 crediti deontologici per i giornalisti partecipanti.

I temi dell'evento sono stati introdotti oggi in conferenza stampa, nella residenza municipale di Ferrara, dall'assessore alle Politiche Sociosanitarie Cristina Coletti, dalla giornalista e organizzatrice dell'evento Camilla Ghedini, e dalla docente associata di Psicologia Clinica di Unife Rosangela Caruso. «Il tema è sicuramente difficile, lo affermo anche da madre  - ha dichiarato l'assessore Cristina Coletti - ma è importante affrontarlo sotto il profilo della conoscenza, ai fini della prevenzione e della cura. Oltre che dell'impatto sul fronte sanitario e assistenziale. Il fatto che venga sondato con il teatro e con esperti della materia e dell'informazione, anche economica, permetterà di uscire dalla Sala Estense con un livello di consapevolezza maggiore». Per quanto riguarda Camilla Ghedini, che del tema da anni si occupa e ogni anno propone uno o due spettacoli per affrontare argomenti di attualità, le motivazioni sono chiare: «Dobbiamo chiederci 'perché' avvengono. Degrado, solitudine, paura? E cosa avviene dopo la fase giudiziaria? Queste donne sembrano infatti non esistere più. Dove vanno? Come vivono? Anzi come sopravvivono. Quello degli infanticidi è infatti uno dei temi che la cronaca non ha il tempo o la volontà di approfondire. C'è una sorta di negazione di questo atto e nella maggior parte dei casi si narra semplicemente l'evento e si chiude il caso. Per questo è importante interpellare persone esperte che possano aiutare a far comprendere il tema alla collettività, perché fare corretta informazione aiuta a creare una coscienza».

Secondo Rosangela Caruso «L'aspetto medico e psicologico spesso viene trattato in maniera fuorviante e poco approfondita. Si parla di depressione paterna o materna, ma non è quella che porta ad atti così disperati. Come tutto quello che riguarda la psiche è necessario fare chiarezza per prevenire. Uccidere il proprio figlio è sempre innaturale. In molti casi è un atto di protezione del bambino, poiché può accadere che una madre estremamente sofferente cerchi di proteggere il proprio figlio dalla sofferenza dell'esistenza. Per questo occorre dare un futuro a queste madri per darlo anche ai loro figli. Talvolta invece si tratta di un odio verso se stessi per cui uccidendo il proprio bambino si uccide una parte di sé. Parlarne, con gli strumenti del teatro e del dibattito, aiuta ad aprire le menti e ad andare nella direzione della prevenzione».