Vanessa Gravina arriva a Ferrara con “Pazza”: «In scena una fiaba dark attuale»
Domani al teatro Nuovo l’attrice interpreta Claudia Draper, squillo di lusso accusata dell’omicidio di un anziano cliente: «Rappresento i paradossi della realtà»
Ferrara Domani alle 21 al teatro Nuovo di Ferrara (piazza Trento Trieste) va in scena “Pazza”, con Vanessa Gravina. Lo spettacolo di Tom Topor, adattato e diretto da Fabrizio Coniglio, racconta di Claudia Draper, squillo di lusso che viene accusata dell’omicidio di un anziano cliente e rischia 25 anni di carcere. Pur di salvarla, la ricca famiglia si affida ad un valente legale per farla dichiarare incapace di intendere e di volere e farla internare in un istituto di psichiatria, dal quale potrà uscire dopo pochi anni. Ma la donna si sbarazza del legale e viene affidata a un avvocato d’ufficio, Aaron Levinsky, il quale intuisce un’intelligenza acuta e la capacità di collaborare alla propria difesa. Claudia lo fa a prescindere da ogni possibile cavillo giudiziario, solo svelando lo scabroso entroterra familiare dai toni freudiani nel quale è maturata la sua scelta di vita. A indossare i panni di Claudia sarà Vanessa che qui si racconta ai lettori della Nuova Ferrara.
Vanessa, come descriverebbe “Pazza”? «“Pazza” è per me un grande thriller psico/ fisico, un racconto di umanità smarrita e infranta tuttavia a lieto fine. Fiaba dark attualissima che solleva temi sconcertanti, dove la normalità è il contrario esatto di ciò che appare e viceversa».
Chi è il suo personaggio e com’è indossare i suoi panni? «Claudia è una donna disturbata con intelligenza rara, verità e coraggio. È un personaggio in cerca di identità, di auto definizione. Un personaggio in cerca di giustizia. Ritratto di donna umanissimo e più che mai contemporaneo».
Possiamo dire che la storia scardina convenzioni sociali ancora presenti? Perché? «Le scardina, è vero. Per la grande paura di vedere e ritrovare il male nell’altro, nella porta accanto, nel pericolo di affrontare le verità in tutta la loro crudezza».
Come nasce la sua passione per la recitazione? «La passione per la recitazione nasce con me, nasco imitatrice, un difetto di fabbricazione congenito (ride, ndr). Impossibile per me “non” rappresentare la realtà… In tutti i suoi potenziali paradossi».
A dieci anni debuttò al cinema con “Colpo di fulmine”. Cosa ricorda di quei giorni? «Il film di Risi rappresenta nel ricordo una delle fiabe, dei capitoli più belli della mia vita. La scoperta del mondo incantato della rappresentazione. Ecco: questo termine torna spesso in questa fase della mia vita. Perciò scappo spesso in luoghi lontani… In modalità dove non rappresento ma “vivo”. Per dirla un po’ come la direbbe Pirandello».
Da sempre alterna cinema, televisione e teatro: dove si sente “a casa”? «Mi sento a casa dove sto bene… dove ho convergenze con artisti e pubblico che ama quel che fa e recepisce. Sto a casa dove la qualità incrocia il talento, dove non si fanno le cose solo per guadagnare e sopravvivere ma soprattutto per vivere». Info: 0532.1862055.