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La mobilitazione

Sciopero alla Kastamonu di Pomposa, dopo 5 anni ancora stallo sul contratto integrativo

Katia Romagnoli
Sciopero alla Kastamonu di Pomposa, dopo 5 anni ancora stallo sul contratto integrativo

Presidio dei dipendenti: «L’azienda ha risultati performanti ma nessuno firma. Chiediamo maggiori riconoscimenti”

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Pomposa Sciopero di 24 ore dei lavoratori di Kastamonu per spronare la multinazionale turca, proprietaria dello stabilimento produttivo che ha sede a Pomposa, alla firma del contratto integrativo aziendale. Lo sciopero, iniziato alle 6 di questa mattina e terminato che terminerà domani (9 aprile) alle 8, ha interessato l’intera giornata e coinvolto dipendenti turnisti, ai quali sono state riconosciute 8 ore di astensione volontaria per la rivendicazione di un diritto sindacale e costituzionale. Cinquanta sono i dipendenti che, dopo aver incrociato le braccia, hanno dato vita dalle 9 alle 10.30 al presidio davanti ai cancelli d’entrata dello stabilimento. «C’è una trattativa in corso da 5 anni – spiega Fausto Chiarioni, segretario generale di Fillea-Cgil – per raggiungere l’accordo integrativo. In passato c’era un contratto aziendale, ma dopo anni di concertazione e rinvii le organizzazioni sindacali rivendicano la redistribuzione ai lavoratori di parte degli importanti utili realizzati negli ultimi tempi dalla società, oltre a regolamentare gli istituti contrattuali e ad investimenti per il miglioramento delle condizioni ambientali. Basti pensare che in estate i macchinari producono grandi quantità di calore ed il problema è molto sentito tra i lavoratori».

Lo sciopero è stato congiuntamente proclamato da Fillea-Cgil e Filca-Cisl. Altri temi oggetto della trattativa, che si è arenata, riguardano le ferie estive, gli orari di lavoro, l’indennità di turno e l’aumento di due euro dei buoni pasto (da 6 a 8). A fronte dei risultati performanti via via conseguiti dalla società, le organizzazioni sindacali chiedono con forza maggiori riconoscimenti per i dipendenti. Lo strumento dello sciopero è stato deciso a maggioranza in sede di assemblea del personale. Nell’immediato i sindacati auspicano «un cambiamento di atteggiamento – prosegue Chiarioni – da parte dell’azienda, per evitare di arrivare ad uno scontro più duro e se non si terrà conto delle nostre rivendicazioni lo diventerà. L’azienda va bene, è in salute ed è documentato un guadagno lordo aziendale e produttivo record. I lavoratori devono lavorare a pieno regime, ma non si può fare la speculazione sull’aumento di 2 euro dei buoni pasto». La trattativa, partita 5 anni fa, non si è ancora conclusa e le risposte emerse durante l’ultimo incontro al tavolo della concertazione decentrata sono ritenute dalle organizzazioni sindacali «evasive e temporeggiatrici». Prosegue quindi la mobilitazione dei lavoratori.

Kastamonu, quarta azienda europea e sesta al mondo nella produzione e commercializzazione di pannelli truciolari per mobili, nel 2017 si è insediata nell’ex stabilimento Falco di Pomposa, investendo sino ad oggi sul territorio oltre 242 milioni di euro. Nel giugno 2024 ha inaugurato un proprio nuovo capannone da 18mila metri quadri del valore complessivo di 26milioni di euro, che ha consentito di incrementare il personale di una ulteriore cinquantina di unità. I dipendenti occupati nello stabilimento sono circa 300, il 16% dei quali è rappresentato dalla componente femminile. Il fatturato dello stabilimento codigorese, con capacità produttiva di circa 450mila metri cubi all’anno di pannelli, presenta un fatturato di oltre 110 milioni di euro. Quello di Pomposa è uno dei quattro stabilimenti italiani, assieme ai due piemontesi e a quello ravennate.