Ferrara, cacciò illegalmente uccelli selvatici: niente rinnovo del porto d’armi
I giudici del Tar danno ragione alla Questura: provvedimento giustificato
Ferrar La Questura ha fatto la scelta corretta nel decidere di non rinnovare la licenza di porto d’armi per uso caccia a un uomo ferrarese, ritenendo che non offrisse «idonee garanzie sotto il profilo della buona condotta e dell’affidabilità di non abusare della disponibilità delle armi», dato che ne aveva abusato, essendo stato pizzicato a cacciare uccelli selvatici la cui caccia è vietata. A stabilirlo sono i giudici del Tribunale amministrativo dell’Emilia-Romagna, che hanno respinto il ricorso presentato dall’uomo per ottenere l’annullamento del provvedimento della questura. A fondamento del giudizio negativo per il rinnovo del porto d’armi, la questura ha posto alcuni precedenti penali per un tentato furto e lesioni a seguito di sinistro stradale e, soprattutto, la denuncia da parte dei carabinieri del nucleo tutela della biodiversità di Casalborsetti, in provincia di Ravenna, per la caccia vietata dell’avifauna, questione che aveva "risolto" pagando un’ammenda di 480 euro. «Dai fatti contestati, pacificamente riconosciuti dallo stesso ricorrente, relativi a un’attività venatoria illegale - scrivono i giudici - emergono elementi idonei a fondare ragionevolmente un giudizio di inaffidabilità circa l’utilizzo delle armi e di particolare propensione dell’interessato a non rispettare le regole volte alla tutela della fauna selvatica». E tanto basta per giustificare il mancato rinnovo del porto d’armi a uso caccia.