La “cozza etrusca” arriva in tavola: la sfida parte da Goro e Comacchio
«Questo progetto ci sta già dando buoni risultati. C’è molto interesse»
Comacchio Innovazione, nel segno delle tradizioni lagunari, ma anche sostenibilità ambientale e valorizzazione del territorio, sotto il profilo storico, turistico e gastronomico, sono i tratti distintivi del nuovo progetto, ideato come sfida alla crisi della molluschicoltura e sfociato in un nuovo prodotto, la "cozza etrusca". Nell’ambito della nona edizione della Festa dei Pesci Marinati, in corso a Comacchio, è stato illustrato, ieri mattina, un nuovo progetto, «nato per gioco, tra chiacchierate sotto l’ombrellone - ha affermato Morris Luciani di Ittica Luciani di Porto Garibaldi - con l’amico di Goro Mauro Finottello che, in passato, prima di allevare vongole, aveva allevato cozze. Questo progetto ci sta già dando buoni risultati. C’è molto interesse e la nuova cozza è una risposta concreta alle sfide che sta affrontando il nostro settore, dopo l’invasione del granchio blu. Da noi, in estate arriva dall’estero, una cozza piccola, con poca polpa e questo nel tempo ha provocato lamentele da parte di commercianti e ristoratori».Il granchio blu ha costituito e costituisce tuttora un elemento di disturbo, ma ha contribuito a stimolare la creatività di allevatori ed imprenditori. Ecco allora una valida alternativa nostrana, lanciata sul mercato con un nome identitario, cozza etrusca. È un prodotto tipico di valle e non di mare, allevato tra i filari dei 23 ettari di Valle Fondo Fienile, uno specchio d’acqua lagunare adiacente alla salina di Comacchio. «Quella era un’ex cava - ha ricordato Morris Luciani -, da cui era stata prelevata sabbia per ricavare il Lido Spina, mentre nel 1972 era già uno stabilimento di stabulazione». La cozza etrusca viene allevata tra filari molto larghi e all’interno di calze lunghe un metro, anziché due metri, come avviene in mare aperto, perché la profondità dell’acqua della valle non supera i 6-7 metri. Il nutrimento privilegiato è il fitoplancton, di cui la valle abbonda, rendendo la cozza ricca di polpa, morbida e fresca al palato con un retrogusto dolce, unico. Mauro Finottello ha poi spiegato come «le cozze allevate a Valle Fondo Fienile non sono sottoposte agli sbattimenti che ricevono dal moto ondoso, quelle allevate in mare; quello è un contesto più protetto, lo sviluppo del mollusco è costante e non si corrono rischi di sbalzi di temperatura in estate che, invece, in mare possono provocare crisi anossiche». Durante la stagione estiva, pullulano le meduse, segno tangibile di salubrità dell’habitat naturale. La partnership tra Morris Luciani e Mauro Finottello, oltre a porsi come esempio virtuoso di riscatto dalla crisi che attanaglia la molluschicoltura, grazie ad un’alleanza tra un comacchiese ed un gorese, è vincente anche perché ha consentito di recuperare un sito, Valle Fondo Fienile, che era in stato di abbandono. Le potenzialità di sviluppo del progetto sono indiscutibili e tutte a vantaggio tanto del prodotto, quanto del sito, calato all’interno delle valli di Comacchio, a ridosso dell’antica salina. Al biologo Gianluca Bonazza è toccato il compito di approfondire gli aspetti del progetto, avviato un anno fa. «La dolcezza delle carni di questa nuova cozza è dovuta al basso contenuto di sodio, che è inferiore a 210 mg/100 grammi. A Valle Fondo Fienile si allevano anche molluschi bivalvi, oltre ad orate, branzini, cefali e ci sono anche anguille, poche: si lavora solo in rimonta, senza l’impiego di mangimi. Si opera anche sui crostacei, schille e gamberetti. La parola d’ordine, per noi, è la sostenibilità». Prima della degustazione riservata a tutti gli ospiti della presentazione, Morris Luciani ha sottolineato che «chi acquisterà la cozza etrusca, porterà a casa con sé, anche un pezzo del nostro territorio, che ha tanto da offrire».