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L’appello

Lavoro nelle ore calde, tutti contro i divieti. «Non ripetiamo l’estate 2024»

Stefano Ciervo
Lavoro nelle ore calde, tutti contro i divieti. «Non ripetiamo l’estate 2024»

In occasione della Festa del lavoro del 1° Maggio, Confagricoltura Ferrara e Cgil invocano un piano meno confusionario e utile ad aziende e addetti

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Ferrara Il termometro in risalita verso 27-28° di questi giorni già preannuncia un’estate in linea con l’anno scorso, cioè torrida. Se la ricordano bene soprattutto gli agricoltori e i lavoratori edili, che assieme al caldo anomalo durante le campagne di raccolta e sui cantieri hanno sperimentato, per la prima volta, gli effetti dell’ordinanza regionale che prevedeva la sospensione dal lavoro nelle ore più a rischio, dalle 12.30 alle 16, con previsioni “africane”. Una prima volta che ha portato valutazioni positive soprattutto da parte sindacale, e una valanga di polemiche tra gli agricoltori che si sono sentiti penalizzati da questa novità. Quest’anno ci si attende un provvedimento analogo, ma dalle associazioni agricole arriva già un altolà, «auspichiamo che non si ripetano le tante situazioni di criticità dell’anno scorso» è lo stop di Confagricoltura, mentre anche dai sindacati dei braccianti arriva la richiesta alla Regione di «valutare assieme, per tempo, come andare avanti con questa misura». E il periodo giusto per farlo, è la valutazione unanime che sale da Ferrara, è questo.

L’esperimento

Il provvedimento regionale era appunto pensato per modificare l’organizzazione del lavoro, anticipando o posticipando orari, per evitare appunto l’esposizione diretta al sole durante le ore più calde di giornate critiche. A individuare quando applicare l’ordinanza è un portale di previsioni meteo, che le aziende hanno dovuto consultare per sapere come comportarsi il giorno successivo. Di fatto il regime sperimentale è andato avanti ininterrottamente durante l’intero mese di agosto. «Erano giorni “rossi” anche quando poi trovavamo cielo coperto, e sono capitate cose paradossali - ricapitola Paolo Cavalcoli, direttore di Confagricoltura - I primi giorni sono stati terribili perché i lavoratori si rivoltavano contro gli agricoltori, imputando loro di farli lavorare con orari scomodi, in quanto molti abitano troppo lontano per tornare a casa durante la sospensione, e poi tornare per completare il lavoro. In quasi tutte le aziende c’è stato chi non tornava al pomeriggio, rifiutandosi peraltro di andare a lavorare alle 7 di mattina, e così faceva sei invece di otto ore di lavoro: ma non c’è la possibilità di trovare personale sostitutivo, e la frutta marciva sugli alberi. Se un market viene a prendere la frutta alle 14 e trova 5 bins invece di 10, poi si rivolge altrove». Poiché le zone rosse sono indicate a livello comunale, poi, «è capitato che un’azienda non potesse lavorare dalle 12.30, mentre quella confinante ma di un altro comune sì: è successo tra Masi e Voghiera, ad esempio» conclude Cavalcoli.

Da parte sindacale si tiene a sottolineare che «la stragrande maggioranza delle aziende si sono adeguate, e la situazione è migliorata - sottolinea Dario Alba, segretario dei lavoratori agricoli Cgil - ma ci sono stati ancora casi di ambulanze chiamate per 4-5 giorni di seguito nella stessa azienda a soccorrere lavoratori per colpi di calore, a testimonianza del fatto che va fatta ancora strada».

Il suggerimento

La richiesta sulla quale concordano sia gli agricoltori che i braccianti è che bisogna “parlarci su”, «serve un tavolo per mettere a punto tutti assieme le misure per l’estate prossima» riassume Alba, cosa peraltro che la Regione già a settembre aveva fatto intendere di voler convocare. Il primo punto sarà di tipo tecnico, «il programma utilizzato dalla Regione per definire le zone rosse non ha funzionato, bisogna cambiare: anche perché l’anno scorso l’ordinanza si è limitata al mese di agosto, se quest’anno l’intenzione è di emetterla a inizio estate, i rischi per le imprese si moltiplicano» è la sottolineatura di Cavalcoli; e anche la Flai evidenzia l’esigenza «di mettere mano al meccanismo di produzione dei dati meteo».

Dall’1 gennaio, tra l’altro, sono stati individuati tre Lst, i lavoratori addetti alla sicurezza di tutto il territorio, che già nei primi tre mesi dell’anno hanno visitato una sessantina di aziende per verificare le condizioni operative e che in estate intensificheranno l’attività.

La clausola

Quest’anno la il tema dello stress termico è stato codificato da un articolo del nuovo contratto integrativo dei lavoratori agricoli, siglato a fine 2024. «Al fine di prevenire i rischi collegati alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro dovuti allo stress termico - c’è scritto - le parti (sindacati e aziende agricole, ndr) s’impegnano a definire, nel quadro normativo, tenendo conto delle valutazioni provenienti dagli enti preposti, modalità organizzative coerenti con gli obiettivi di tutela della salute dei lavoratori». Un impegno ancora generico, nei termini in cui viene enunciato, ma che va nella direzione di rendere permanente, ad esempio, l’organizzazione del lavoro anti-colpi di calore, con ordinanze o magari nell’ambito di accordi.

L’integrativo riguarda circa 10mila persone in provincia di Ferrara, e sarà provato “sul campo” soprattutto a partire dalle campagne estive. Oltre all’aumento del 6% medio della paga oraria, di fatto il recupero dell’inflazione biennale, l’accordo si occupa di una serie di figure rimaste fino ad oggi senza un riconoscimento specifico, e molto presenti nella realtà provinciale: i bagnini nelle piscine degli agriturismi, ad esempio, gli addetti alla colture idroponiche e all’acquacoltura. Viene inoltre introdotto per la prima volta un contributo ortodonzia dell’ente bilaterale.