Calano i posti nelle scuole regionali, Ferrara si conferma: meno 10 banchi
La provincia tra le "meno peggio" dell’Emilia Romagna per il prossimo anno
Ferrara Non si ferma l’erosione dei posti scolastici a disposizione dei cittadini in Emilia-Romagna. A seguito dei tagli previsti dalla Legge di Bilancio, l’anno scolastico 2025/2026 si aprirà in regione con un saldo negativo: 191 posti comuni in meno nella scuola statale. «Ancora una volta - sottolinea il segretario generale regionale della Cisl Scuola Emilia-Romagna Luca Battistelli - il personale scolastico viene sacrificato in nome di meri calcoli numerici, senza considerare la complessità crescente della realtà educativa e il bisogno, sempre più urgente, di una scuola inclusiva, sicura e di qualità». «È vero - continua - che il quadro regionale risente del calo demografico, una realtà ormai strutturale, ma proprio per questo occorreva cogliere l’opportunità di ridurre il numero di alunni per classe, migliorando la qualità dell’insegnamento». Quest’anno il calo di iscrizioni si è fatto particolarmente sentire: oltre 6.000 studenti in meno rispetto all’anno scolastico precedente. La scuola primaria è l’ordine di istruzione che registra la flessione più marcata, ma il fenomeno riguarda, seppur con intensità diverse, tutti i livelli scolastici. Tutte le province dell’Emilia-Romagna, ad eccezione di Parma, mostrano numeri in calo, delineando un quadro che richiederebbe interventi di sostegno e rilancio. In particolare nella provincia di Ferrara saranno dieci i posti in meno a disposizione, terzo dato meno negativo in regione dopo Piacenza (-7 ) e Parma (+5). Cisl Scuola ribadisce dunque «che non può esserci una scuola di qualità senza un investimento sul personale pertanto propone uno stop ai tagli lineari e sistematici ed un utilizzo strategico del calo demografico. Inoltre, tempi più distesi per gli uffici scolastici nella gestione delle operazioni relative a organici e mobilità rappresenterebbero un importante passo avanti verso una gestione più razionale, efficiente e rispettosa delle esigenze del personale scolastico. Attualmente, la compressione dei tempi e le continue sovrapposizioni tra procedure diverse mettono sotto pressione gli uffici, generano ritardi, aumentano il rischio di errori e compromettono la qualità delle decisioni, con conseguenze dirette su lavoratori, scuole e studenti».