Demolito il bilancione di Contrapò, delusione tra chi voleva salvarlo
Simbolo della comunità, c’era la proposta di riqualificarlo per i turisti
Contrapò È un addio amaro e con qualche strascico polemico quello che la comunità ha voluto riservare al bilancione. Un luogo simbolo del paese, un custode della memoria collettiva, un simbolo di comunità intorno a cui Contrapò dal 1949 ha costruito solidarietà, forza aggregativa e anche un po’ di pubblicità positiva. Ma nei giorni scorsi le ruspe sono intervenute per cancellare un luogo un po’ magico dove tante generazioni si sono alternate per un pranzo in compagnia e qualche ora all’aperto.
«Oggi, quel simbolo è sparito nel silenzio generale, cancellato senza clamore, lasciando dietro di sé sgomento e amarezza», è la riflessione generale.
La storia del “Balanzon” è lunga, complicata e con tante traversie burocratiche. Il peccato originario è la sua realizzazione abusiva, di fatto non vi è mai stato un atto che ne autorizzare la costruzione e neppure una sanatoria negli anni successivi. Ma erano altri tempi, laddove le responsabilità e i timori delle istituzioni erano subordinate al senso di collettività e non vi erano particolari rischi. A dire il vero ci sono stati, nel tempo, gruppi di cittadini che hanno avanzato proposte per tentare in ogni modo di salvare e riqualificare il “Balanzon”, trasformandolo in una location agroturistica-culturale. «Tutto quello che si chiedeva - è la sintesi - era un confronto, un’apertura da parte delle istituzioni, soprattutto da chi aveva promesso sostegno e vicinanza».
Il dito, oltre che alla politica cittadina, viene puntato anche su Arpae che nella varie interlocuzioni aveva sempre negato ogni possibile intervento di demolizione. Ma il tempo passava, il bilancione non ha più trovato gestori e l’epilogo è diventato pressoché scontato: prima il degrado che avanza e viene cannibalizzato dagli sbandati che fanno del bilancione un rifugio, poi i sigilli di sicurezza ed infine la demolizione. Una evoluzione che ai tempi - era il 2022 - trovò anche l’interesse dell’allora vicesindaco Nicola Lodi e del consigliere regionale, Fabio Bergamini. I due esponenti leghisti auspicarono una soluzione che tutelasse “un pezzo di storia per la comunità locale”, ma quel “luogo magico” è diventato un inghippo da sanare, nel silenzio e nonostante le richieste di chi gli ha voluto bene. l
© RIPRODUZIONE RISERVATA