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L'indagine

Goro, dalla morte di Elia Ricci alla chat Telegram del doping

Daniele Oppo
Goro, dalla morte di Elia Ricci alla chat Telegram del doping

Chiuse le indagini nate dal decesso improvviso del giovane pescatore. Tra le persone indagate ci sono anche il titolare della palestra frequentata dal 26enne e un farmacista che vendeva medicinali senza ricetta

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Goro Sostanze dopanti e stupefacenti scoperte nel corso di un controllo dei carabinieri del Nas in una palestra e nello studio di un fisioterapista. Poi, a stretto giro, la morte di Elia Ricci, il pescatore 26enne di Goro deceduto improvvisamente nel dicembre 2022 in seguito a un malore accusato dopo una serata passata con gli amici. La scoperta che frequentava quella palestra, i primi sospetti sul collegamento tra l’uso di sostanze e la morte e, infine, dopo lunga indagine dei carabinieri di Comacchio, la scoperta di una fitta rete che procurava e smerciava e usava gli anabolizzanti (Testosterone, Nandrolone e Trenbolone), anche usando un canale Telegram come “negozio”. Migliaia le scatole e i barattoli di sostanze proibite sequestrate.

La Procura di Ferrara ha chiuso le indagini a carico di undici persone attive tra le province di Ferrara, Rovigo, Pavia, Bergamo e Milano considerate a vario titolo coinvolte in un giro illecito di sostanze anabolizzanti usate nel mondo del bodybuilding come scorciatoia per aumentare la massa muscolare. Sostanze usate anche da Elia Ricci (e da alcuni indagati) e in qualche modo considerate coinvolte nella causazione del malore che gli ha stroncato la vita.

I carabinieri, partendo da quanto trovato nei dispositivi informatici dopo i primi sequestri, hanno scoperto il traffico di anabolizzanti e farmaci usati per alterare le prestazioni sportive, scoprendo, ad esempio, un canale Telegram usato per contrattare l’acquisto di quelle sostanze, pagate con bonifici e spedite tramite corriere espresso. Tra i soggetti coinvolti anche un farmacista che procurava farmaci utili ai fini del doping e li vendeva senza ricetta. Tra gli indagati figura il titolare della palestra frequentata da Ricci (che non si trova a Goro e non si tratta della Personal Energym), che avrebbe avuto un ruolo importante nel favorire l’uso e anche nel procurare le sostanze. Circa un anno fa aveva invece patteggiato la sua posizione il fisioterapista, indagato inizialmente insieme al titolare della palestra.

Secondo la consulenza effettuata dal medico legale Roberto Testi e dal chimico-tossicologo Enrico Gerace, esperto del Centro regionale antidoping di Orbassano (Torino) è difficile indicare un rapporto diretto tra l’assunzione delle sostanze e la morte, ma gli effetti dell’assunzione cronica di esse potrebbero aver determinato un’alterazione delle funzionalità del cuore del 26enne, tale da generare aritmia cardiaca in un soggetto che era portatore di un disturbo congenito, ma non di per sé mortale. Essendo indimostrabile – perché non collegabile a una specifica condotta – l’ipotesi iniziale del reato di morte in conseguenza di altro delitto, la contestazione principale mossa dalla procura a parte degli indagati è oggi quella di aver procurato, ceduto o favorito l’assunzione degli anabolizzanti da parte Ricci, contribuendo a provocandogli, se non la morte, comunque un grave danno alla salute.