Comacchio, tornelli lungo l’Argine degli Angeli: «È un danno per il cicloturismo»
La guida ambientale Alberto Lealini contesta la soluzione adottata per bloccare i mezzi non autorizzati: «Tempi lunghi e difficoltà a oltrepassare le sbarre per gruppi numerosi e handbike»
Comacchio Torna a far discutere l’Argine degli Angeli, la pista ciclabile inaugurata due anni fa nel cuore del comprensorio vallivo di Comacchio, una lingua di terra di circa 5 chilometri, circondata dalle acque salmastre di valle Furlana e Valle Magnavacca.
Divenuto meta privilegiata del cicloturismo europeo, l’Argine degli Angeli da alcuni giorni è sotto i riflettori per l’introduzione di sbarre munite di tornelli, in corrispondenza dell’accesso. Le immagini, ormai virali, sono rimbalzate sul web, suscitando sgomento e incredulità e, talora, anche reazioni indignate. «Sono due i tornelli con sbarre realizzati sopra una colata di cemento – spiega Alberto Lealini, guida ambientale escursionistica, fondatore dell’associazione Deltaciclando –, il primo all’ingresso della pista ciclabile in viale degli Etruschi al Lido Spina e il secondo prima del sottopasso che attraversa la statale Romea, davanti alla stazione di Bellocchio. Io non sono un tecnico, ma nella mia esperienza ho visto tante soluzioni adeguate, per consentire l’accesso in sicurezza alle piste ciclabili e quella non lo è. Se si voleva impedire il transito di altri veicoli che non fossero bici occorreva compiere una progettazione fondata sulla conoscenza del luogo e del grande afflusso di cicloturisti in quell’area. Si creeranno ingorghi, esattamente come avviene nei fine settimana lungo la statale Romea».
L’Argine degli Angeli è attraversato, in particolar modo nei week end, da gruppi numerosissimi di turisti su due ruote ecologiche, per non parlare delle handbike (tricicli), veicoli a tre ruote utilizzate da disabili o delle bici con carrello per il trasporto di bimbi o animali domestici. Tutti, indistintamente saranno tenuti a scendere dalla bici e attraversare a piedi il tornello e secondo i calcoli di Lealini, un gruppo di 50 ciclisti potrebbe impiegare 10 minuti circa nell’impresa. Oltre al rischio ingorghi non si è tenuto conto che potrebbero insorgere discussioni tra due distinti flussi di traffico (all’andata e al ritorno) senza che sia stato indicato, da apposita segnaletica, a chi debba spettare la precedenza. E come se non bastasse, «si arriva in salita e ci si trova all’improvviso davanti a una sbarra – aggiunge Lealini –; non si è tenuto conto non solo degli aspetti basilari legati alla sicurezza, ma anche di quelli più elementari che devono rendere il nostro territorio sempre più accessibile e inclusivo. Il cicloturismo nel Parco del Delta del Po è un fenomeno in crescita esponenziale e c’è molta richiesta anche da parte di disabili. Con quella curvatura dei tornelli, come faranno le handbike a passare?».
A giudizio di Lealini la priorità sarebbe stata quella di realizzare una cartellonistica d’itinerario, assolutamente mancante, oltre alla manutenzione di tratti solcati da erba alta e buche. La parola d’ordine è la progettazione, calata sulle reali esigenze di itinerari ciclabili che si sono rivelati in pochi anni, sin dalla pandemia, il volano di crescita dell’economia locale.
«Non voglio incolpare nessuno, ma questo provvedimento calato dall’alto, – conclude Lealini – denota ancora una volta che le istituzioni non hanno compreso la portata ormai sovranazionale del fenomeno che ha assunto il cicloturismo nel nostro territorio. Occorrono maggiori attenzioni e sensibilità».
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