Ferrara, rivoluzione nella sanità ma partenza in salita: mancano cento medici
Il piano per le cure primarie prevede guardie mediche anche di giorno ma manca il personale. Col nuovo bando ne arriverebbero circa 15
Ferrara Il perimetro è stato disegnato, ora si tratta di definirne i contenuti e l’organizzazione nei dettagli, attraverso un confronto tra istituzioni, dirigenti medici e sindacati che impegnerà la sanità regionale e provinciale nei prossimi mesi, ma che avrà come “interlocutore di pietra” un dato incontestabile con cui fare i conti: la carenza cronica di medici di base. La Regione Emilia Romagna mercoledì ha lanciato ufficialmente il progetto Aft, le aggregazioni funzionali territoriali che dovranno sostituire gli attuali nuclei di cure primarie e costituire così l’ossatura della riorganizzazione della rete dell’assistenza primaria deliberata dalla Giunta regionale. C’è da dire che le Aft nel nostro territorio sulla carta esistono già, precisamente 11 aggregazioni su 13 nuclei di cura primarie, ma finora senza alcun sostanziale cambiamento.
La novità, come spiega il dottor Franco Romagnoni, direttore interdipartimentale delle Cure primarie, consiste «nell’obiettivo di integrare il lavoro di diverse figure professionali per creare maggiore continuità e prossimità nei confronti dei cittadini, che potranno così contare su un servizio di medicina di assistenza primaria più accessibile». Ogni Aft avrà un medico coordinatore che avrà il compito di interfacciarsi con le altre sedi a livello distrettuale e provinciale «perché nessuna Aft dovrà essere isolata».
Il punto fondamentale riguarda l’attivazione della Guardia medica diurna, un servizio che punta a decongestionare gli accessi al pronto soccorso. Una frase che era già il “mantra” dei Cau, i Centri di Assistenza e Urgenza aperti nelle Case della Salute e negli Osco del territorio e che ora, non essendo sostenibili ulteriori duplicazioni, si avvieranno a essere assorbiti a loro volta nelle Aft. Ma come sarà coperto il servizio di guardia medica diurna, vero elemento di potenziamento della riorganizzazione della rete di cure primarie? Un interrogativo lanciato prima di tutto dai sindacati. Claudio Casaroli, segretario provinciale Fimmg, ricorda che l’Emilia Romagna accusa una carenza di 1.450 medici di base e finora solo 340 hanno risposto al bando regionale di cui si avrà contezza il 30 maggio. Nella nostra provincia il vuoto è di un centinaio di unità, e se il numero dei candidati a coprire il fabbisogno si saprà a giorni, le ipotesi più rosee per il nostro territorio non vanno oltre 15 nuovi medici. E nell’immediato futuro sarà ancora più importante riuscire a rendere il ruolo appetibile. Perché la novità, legata a doppio filo alle Aft, consiste nel fatto che da quest’anno il nuovo contratto rende obbligatorio - e non più facoltativo - il ruolo unico a ciclo di scelta. In altre parole, i medici di famiglia dovranno svolgere sia l’attività di assistenza primaria di base, sia quella della continuità assistenziale, ovvero la “vecchia” guardia medica. Una modalità che in ogni caso, per andare a regime (e assicurare alle Asl un monte ore - a oggi a quota zero - “offerto” dai medici per coprire il servizio) avrà bisogno di tempo. E, soprattutto, di medici.
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