San Giuseppe, rapina in banca da 120mila euro. Pene da 5 a 7 anni per la banda
Cinque uomini condannati per il colpo alla Bper. Il gruppo di trasfertisti di Napoli imperversava nelle regioni del Nord nel 2019
Comacchio Un probabile basista in loco. Gli altri tutti trasfertisti, arrivati da Napoli per effettuare una serie di colpi nelle banche del Nord. Due di queste nel Comacchiese alla fine del 2019: una riuscita alla Bper di San Giuseppe di Comacchio, che fruttò un bottino enorme – oltre 120mila euro – e la seconda, e anche ultima, alla filiale della Cassa di Risparmio di Ravenna di Porto Garibaldi, non portata pienamente a compimento perché i carabinieri intervennero con prontezza, arrestandoli in flagranza.
Per la prima rapina, quella da oltre 120mila euro, la giudice dell’udienza preliminare Silvia Marini ha condannato l’altro giorno i sei componenti della banda a pene che vanno dai cinque ai sette anni di reclusione: per alcuni considerata anche la continuazione del reato con altri colpi effettuati nello stesso periodo nelle province di Bologna, Padova e Piacenza e per le quali erano già stati giudicati.
Il colpo venne effettuato il 12 settembre del 2019. In quattro – Luigi Rusciano, 41 anni; Pasquale Mancini, 66 anni, Gennaro Ambrosio, 62 anni e Biagio Reca, 72 anni – diedero l’assalto alla filiale Bper di San Giuseppe, entrando a volto coperto da berretti con visiere e scaldacollo, intimando ai dipendenti di allontanarsi dai computer e poi tenendoli sotto sequestro per circa 50 minuti. Non disdegnarono la violenza, minacciando i dipendenti con una barra d’acciaio e aspettarono l’apertura della cassaforte temporizzata. Nel frattempo, i clienti che entravano venivano fermati e accompagnati nella stanza dove erano già stati rinchiusi i dipendenti. Il quartetto riuscì ad andarsene via con 121.492 euro, una parte dei quali, 7.800 euro, vennero consegnati a un quinto membro, Mario Ambrosio, fratello di Gennaro, e l’unico componente della banda a risiedere in zona, nella cui casa avevano il covo.
Parte della banda agì di nuovo nel Comacchiese quasi due mesi dopo, il 5 novembre. Un azzardo pagato caro. A Gennaro Ambrosio, Mancini e Reca si aggiunse il giovane Bruno Simonetti, 25 anni, al tempo unico incensurato e primo a entrare in banca. Reca fece da palo all’esterno della Cassa di Risparmio di Ravenna di Porto Garibaldi, rimanendo a bordo dell’Alfa Romeo Stelvio con la quale erano arrivati. Gli altri due entrarono a volto coperto e con i polpastrelli pieni di colla per non lasciare impronte. Fatta aprire la cassaforte, misero nei sacchi 28.468 euro. Non se li godettero: dalla banca era partito l’allarme, i carabinieri si attivarono rapidamente, entrarono e arrestarono i tre rapinatori. Reca lo trovarono poco dopo, a casa di Mario Ambrosio, dove c’era la Stelvio blu – noleggiata il giorno prima – che avevano visto partire a tutta velocità mentre arrivavano nei pressi della banca. Aveva targhe false e si stava pulendo le mani con l’acqua raggia, lavava via la super attack dai polpastrelli. La fine della banda. Indagando a ritroso, confrontando immagini delle videocamere e testimonianze, reperti e movimenti, i carabinieri ricostruirono la scia di colpi.
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