Tomba della madre inaccessibile, c’è la svolta: «Ora posso portarle un fiore»
La vicenda di Roberto Bonsi con un finale dolce-amaro. In carrozzina non riusciva ad arrivare da solo al tumulo del cimitero della Certosa di Ferrara, ma dopo varie peripezie ha ottenuto il trasloco della salma
Ferrara Terminata dopo un anno tre mesi e tre giorni la sfortunata vicenda di Roberto Bonsi. Invalido costretto sulla sedia a rotelle ormai da svariati anni, ha dovuto lottare per poter portare personalmente un fiore sulla tomba della moglie: e ci è finalmente riuscito.
Bonsi convive con una cartella clinica che parla di una malattia progressiva, inizialmente innescata da trasfusioni, in sede di operazione chirurgica dovuta a un incidente d’auto, con artrite cronica sfociata in epatite cronica, che ha colpito le gambe e in particolare il ginocchio motivo principale per il quale da tempo non si può muovere se non in carrozzina. Perde la madre a gennaio del 2024 e procede ad organizzarne il funerale e la relativa sepoltura. Il problema nasce subito dopo, in marzo, quando la donna viene tumulata, e sta proprio nel luogo dove avviene la sepoltura, trattandosi del punto centrale del campo M19 della Certosa in cui il figlio non riesce ad arrivare in maniera autonoma, non essendoci accessi per disabili.
Roberto insieme a un’accompagnatrice è andato più volte nella zona della sepoltura provando in tutti i modi di arrivare alla tomba, ma malgrado l’aiuto gli è capitato anche di cadere a terra e di dover chiamare i carabinieri per rialzarsi. Dopo lo spiacevole episodio ha decido di fare richiesta all’Amsef e a Ferrara Tua per spostare il corpo della madre, ma la richiesta non viene accettata e gli anzi gli viene comunicato che se lui avesse voluto spostare la salma avrebbe dovuto pagarsi le spese con una fattura che avrebbe superato i mille euro.
A quel punto Bonsi si è rivolto alla Nuova Ferrara e anche ad un avvocato. Sono usciti articoli, ci sono state interlocuzioni e ieri si è potuto mettere fine alla spiacevole vicenda, dopo che Amsef si è presa l’incarico di pagare le spese del trasferimento del corpo della madre di Roberto dal punto centrale del campo M19 al punto laterale vicino al sentiero del campo M15.
«Non mi sento vincitore – commenta Bonsi – perché questa battaglia non doveva neanche combattersi, non è possibile che dopo la firma della convenzione delle Nazione unite sui diritti delle persone con disabilità compaiano ancora queste situazioni. Nei miei confronti c’è stata mancanza di attenzione e di compassione, sono stato ignorato dalle istituzioni ma anche dalle associazioni per i disabili, finché non mi sono rivolto ad un avvocato che ha risolta tutto, però così non va bene». Bonsi ricorda con amarezza il modo con cui è stato trattato quando andava a riferire della sua situazione con le associazioni dei disabili, «senza capire che la mia disabilità è motoria e non mentale, il tutto anche se io a queste associazioni sono iscritto da oltre dieci anni. Nonostante alla fine abbia ottenuto quello che volevo, esco deluso da questa esperienza. Per la mancanza di etica sociale e perché ho dovuto aspettare più di un anno per mettere un fiore sulla tomba di mia madre». Roberto confessa delusione anche per le mancate scuse da parte delle istituzioni con le quali ha trattato in questi mesi.