Portomaggiore, anziano si perde cercando il cimitero
Un uomo di 93 anni ha perso l'orientamento mentre andava a trovare la tomba di suo papà, aiutato dall'assessore Gian Luca Roma
Portomaggiore «Mi chiamo Vittore, ho 93 anni e mi sono perso». È una storia di gentilezza, umanità e attenzione quella successa a Portomaggiore. Protagonista un anziano che da tempo, una volta all’anno, parte da Mordano (Bologna) alla volta di Masi San Giacomo, per andare a trovare suo papà al cimitero.
Prende l’auto, una ancora perfetta Fiat 128 di colore verde, e percorre 70 chilometri, per poi tornare indietro verso sera. Venerdì qualcosa è andato storto. Il signor Vittore non ha un navigatore e tanto meno un telefono di ultima generazione. Conosce la strada, l’ha fatta decine di volte ma forse un cantiere, una deviazione o una distrazione l’ha portato nella zona del villaggio africano a Portomaggiore.
È sceso dall’auto, spaesato, lo sguardo preoccupato. A notarlo l’assessore Gian Luca Roma. «Le chiedo scusa, ma mi sono perso. Devo andare a Gambulaga e da lì a Masi San Giacomo perché conosco quel percorso». Roma capisce e lo invita a seguirlo. Vittore si rimette alla guida. Lentamente. La 128 parte, rallenta, va di frizione e freni. Pian piano i due arrivano nel piazzale del cimitero della frazione.
Il 93enne scende, ringrazia commosso. Ha la voce che trema e gli occhi lucidi. Abbraccia Roma, sollevato. «Vengo da Mordano e una volta all’anno passo a trovare mio papà che è sepolto al cimitero di Masi San Giacomo, adesso mi sono ritrovato e la strada la conosco». Qualche chiacchiera e Vittore ha fretta di ripartire. Ha bisogno di rispettare la sua tabella di marcia, un po’ come tutti gli anziani.
Ringrazia ancora e risale sulla 128. L’assessore Roma continua a fargli strada per qualche decina di metri e poi lo lascia andare. Entra in un bar, prende un caffè e pensa e ripensa a Vittore, al suo modo di fare e di parlare. Ha in mente il suo sguardo, i suoi occhi lucidi. Ed è così che anche lui si mette in viaggio per Masi San Giacomo. Davanti al cimitero c’è una sola auto parcheggiata: la 128 verde.
Vittore è appena arrivato, lentamente. Roma lo raggiunge e lui, stupito, gli stringe le mani. Gli chiede ancora il nome.
Poi saluta e si dirige verso l’ingresso del cimitero. «Ho pensato a lui per tutta la giornata – racconta Roma –. Una scena quasi surreale, un’immagine che rimarrà per sempre nella mia mente. Non so quante volte ha detto grazie, avendo solo fretta di arrivare e ripartire».
È facile immaginare il signor Vittore, 93 anni, sulla sua 128 verde. È facile perché per una volta possiamo staccare e tornare indietro. Ai nostri nonni, ai nostri padri, alla voglia che avremmo di fare un giro con loro.
Col finestrino abbassato su strade che conosciamo a memoria e che non ci fanno paura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA