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Duecento senzatetto a Ferrara, parte il censimento della Caritas

Alessandra Mura
Duecento senzatetto a Ferrara,  parte il censimento della Caritas

Dalle uscite del gruppo “Unità di strada” la mappa dei ripari dei più bisognosi

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Ferrara Sono circa duecento, le persone senzatetto che vivono a Ferrara. Il numero, mai emerso finora in modo esplicito, proviene da una stima compiuta dalle associazioni di volontariato ferraresi nel corso di una riunione che si è tenuta di recente nella sede della Caritas Diocesana. Un conteggio frutto del lavoro costante dei volontari che ogni sera percorrono il territorio per offrire cibo e coperte a chi non ha più nulla. Ma che sta prendendo forma di un vero e proprio censimento dei senzatetto a livello comunale, a cura del gruppo di Unità di strada Caritas.

Un fenomeno in crescita, spesso sottotraccia, conseguenza di un’ondata di povertà che è arrivata a sommergere anche chi, fino a poco tempo fa, conduceva un vita normale ma è precipitato in una condizione di grande disagio economico dopo la perdita del lavoro e poi anche della casa. I nuovi bisognosi sempre più spesso non sono soltanto persone con dipendenze o disadattati, ma appartengono a quella fascia di cittadini che da un’esistenza umile ma dignitosa sono prima finiti nel terreno scivoloso al confine con la miseria, poi sono caduti, non sono riusciti a rialzarsi e quel limite alla fine lo hanno superato. Hanno trovato riparo un po’ ovunque. A volte la loro presenza, o le tracce di un letto di fortuna, sono sotto gli occhi di tutti, anche in pieno centro. Più spesso restano nascosti, in luoghi isolati e ormai in disuso.

Sera dopo sera, coloro che intervengono per portare aiuto ne hanno delineato la mappa. Come i volontari del gruppo che, non a caso, si chiama “Supporto agli invisibili”, germogliato dall’aggregazione spontanea di un insieme di persone e che oggi si è strutturato all’interno della Caritas, diventandone l’Unità di strada. La “Nuova” l’inverno scorso ne aveva documentato l’attività svolta in modo autonomo, dettata dalla “semplice” volontà di aiutare, ora li ritroviamo tra i bracci operativi dell’organismo pastorale che da sempre è al fianco delle persone in difficoltà.

Duecento è un numero che fa impressione. Una quindicina si trova in centro storico, con i giacigli che migrano di portico in portico e toccano strade – spiegano i volontari impegnati nelle uscite quotidiane – che fino ad ora non erano state toccate dai segni evidenti della povertà, come corso Giovecca o viale Cavour. Non mancano, tra i senzatetto, anche chi un lavoro ce l’ha, ma è sufficiente a procurargli un po’ di cibo, non certo per pagarsi un affitto, come qualche rider che vediamo sfrecciare a tutta velocità in bicicletta o in scooter per consegnare le ordinazioni e, smontato dal lavoro, dorme per la strada.

Altre zone critiche, ma ancora esposte allo sguardo e alla consapevolezza della gente sono la stazione ferroviaria e il pronto soccorso dell’ospedale di Cona. Ma i più - e non è una novità - trovano ripari di fortuna all’interno di edifici in dismessi in via Scalambra o all’interno dell’ex distilleria Eridania. Luoghi abbandonati ma non così lontani perché non possano essere raggiunti dalla mano tesa dei volontari. 


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