A Ferrara scontro… sulla pace. Bocciata la proposta a favore del disarmo
La mozione della consigliera Marchi (M5s) respinta: 17 no dalla maggioranza e 11 sì dall’opposizione. Da Anselmo un invito al dialogo
Ferrara Delicatissimo e a rischio fraintendimenti un argomento all’ordine del giorno del consiglio comunale di ieri: “dichiarare Ferrara città di pace” proposto da Marzia Marchi (M5s). Ovvio che il palpitare è condiviso, altrettanto comprensibile come il moto dell’anima si confronti con la cruda realtà. Il confine sottile è tra la ragione e il sentimento, soprattutto tra la politica e l’ideologia. Dunque, la Marchi propone... «Dico solo questo: disarmare. Dobbiamo delegittimare la retorica bellica. Vanno sviluppate reti tra i Comuni per il disarmo».
Sugli scranni del Consiglio riservati alla maggioranza cresce una contrapposizione dialettica. Apre Andrea Ferrari rappresentante di Fratelli d’Italia: «L’ordine del giorno della Marchi non è a favore della pace, semmai è contro gli investimenti sulla difesa. La necessità di deterrenza è fondamentale, altrimenti saremo alla mercé di chiunque». Rilancia Francesco Rendine della Civica Fabbri: «In un mondo di oligarchi spregiudicati, le spese sugli armamenti sono indispensabili. Questa non deve essere una tribuna per una sterile propaganda. Quindi sì alle argomentazioni pacifiste, ma non a un documento che non promuove la pace e ci costringe a subire la guerra». Saggio, pacato, intenso l’intervento di Fabio Anselmo: «Questi sono temi gravi e drammatici, indipendentemente dalle scelte politiche e retoriche. In gioco c’è il futuro dell’umanità e questa non è la sede che dovrà decidere. Per parlare di pace bisogna allargare i cuori ed evitare di puntare il dito contro interlocutori le cui tesi non si condividono. Purtroppo spesso c’è un aggredito e un aggressore: noi abbiamo il compito di promozione culturale. Ripeto: ampliamo i cuori verso la pace anche se non esiste una ricetta per realizzarla». La chiosa di Francesco Levato (Fratelli d’Italia): «L’argomento “pace” è importante, però sono necessari dialogo e rispetto a partire da questo Consiglio. Leggo cose che non mi convincono e non mi sento di votarle. C’è incongruenza tra quanto diciamo e quello che scriviamo». Si va al voto e la mozione è respinta: 17 no (delle forze di maggioranza) e 11 sì (l’opposizione). L’avvertenza rimane: non trasformare in schieramenti ideologici riflessioni e posizioni.