La Nuova Ferrara

Ferrara

Il caso

Ferrara, bacio in bocca a un bambino: condannato a 4 anni e 2 mesi

Daniele Oppo
Ferrara, bacio in bocca a un bambino: condannato a 4 anni e 2 mesi

Un 59enne alla sbarra, la difesa: «Episodio ingrandito»

2 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Se è stato davvero un malinteso, una cosa ingigantita, sarà necessario provarlo in appello. Perché il tribunale collegiale di Ferrara non ha creduto a nessuna versione alternativa rispetto a quella dell’accusa: un bacio con la lingua dato a un bambino di meno di dieci anni, mentre entrambi giocavano alla presenza, peraltro, di altri adulti e genitori di altri bambini presenti a una cena, nell’agosto 2021. Per questo un uomo di 59 anni è stato condannato ieri alla pena di 4 anni e 2 mesi di reclusione, appena 2 mesi in meno della pena richiesta dal pubblico ministero Andrea Maggioni al termine della propria requisitoria. L’uomo aveva scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato, allo stato degli atti dunque, condizionato all’ascolto della testimonianza di uno dei bambini presenti alla festa. Il bambino aveva però confermato che suo fratello gli aveva riferito che il bambino che in questa vicenda è vittima della violenza, gli aveva detto di essere stato baciato con la lingua dall’imputato. Va detto che non vi sono testimonianze dirette della scena, se non quella dello stesso bimbo che l’ha subita e l’ha raccontata, mantenendo la sua versione nell’incidente probatorio effettuato nel 2022, per valutare la sua capacità di testimoniare e la verosimiglianza del suo racconto. Prima di arrivare alla decisione del collegio (presidente la giudice Piera Tassoni e a latere i giudici Sandra Lepore e Giovanni Solinas), l’imputato aveva accettato di sottoporsi all’esame. Rispondendo alle domande ha dato la sua versione dei fatti, ovvero che durante il gioco, in una fase in cui lui faceva il mostro, l’uomo cattivo, si sarebbero scontrati con il bambino, dandosi sostanzialmente una testata a vicenda.
«Ci siamo dati una botta in faccia pensavo di aver rotto l’arcata sopraccigliare», ha detto, sostenendo con decisione che «non ho mai leccato nessuno sulla bocca» e «se Se ci sono stati contatti, non era mia intenzione»: Su queste linee si è dipanata la difesa degli avvocati Alberto Settesoldi e Irene Bonadia. Ovvero di un contatto mal interpretato - e anzi ingigantito - dal bambino e da sua madre, che poi ha fatto denuncia, e comunque privo di qualsiasi connotazione maliziosa. Tant’è vero che l’uomo continua a frequentare i figli di una delle coppie presenti alla cena, ben consapevole dell’accusa pendente nei suoi confronti. La difesa ha anche fatto leva sul fatto che un comportamento quale quello indicato dall’accusa sarebbe molto poco razionale metterlo in essere nel contesto di una stanza piccola e piena di adulti. Argomentazioni che non hanno superato la soglia del ragionevole dubbio e non hanno evitato la condanna. La madre, costituita parte civile, aveva chiesto 5mila euro di provvisionale a titolo di risarcimento del danno.