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La sentenza

Ferrara, Nicola Lodi condannato a 7 mesi di reclusione per il “ruspa show”

Daniele Oppo
Ferrara, Nicola Lodi condannato a 7 mesi di reclusione per il “ruspa show”

Chiuso il processo sulle demolizioni delle casette del campo nomadi in via delle Bonifiche: la condanna per deposito non autorizzato di rifiuti pericolosi e non e per l’usurpazione di pubbliche funzioni

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Ferrara L’ex vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi è stato condannato oggi a 7 mesi di reclusione per la vicenda dello “sgombero show” del campo nomadi di via delle Bonifiche. Lodi è stato condannato per deposito non autorizzato di rifiuti pericolosi e non, rifiuti risultanti dalle attività di abbattimento delle casette, e per l’usurpazione di pubbliche funzioni per aver “scavalcato” il dirigente del settore Opere pubbliche nell’allestimento di quello che fu un cantiere di fatto. La giudice onoraria Anna Maria Totaro ha dichiarato estinto per prescrizione l’altro reato contestato a Lodi, relativo alla mancata osservanza delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (durante lo sgombero, con la ruspa in attività,  l’area era completamente accessibile a chiunque e, anzi, venne anche invitata a la stampa a partecipare).  

«L’esposto era partito per la ruspa, la condanna è per un fatto completamente diverso, faremo appello dopo aver letto le motivazioni», commenta l’avvocato Carlo Bergamasco, difensore di Lodi. Nella scorsa udienza il pubblico ministero Ciro Alberto Savino aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione.

È stato invece pienamente assolto Marco Sortini, titolare dell’omonima azienda che aveva fornito la ruspa per lo show. Nel processo è emerso che  lui non fosse mai stato coinvolto direttamente nella questione,  gestita di fatto da suo fratello, contattato dall’allora presidente del Consiglio comunale Lorenzo Poltronieri, che, sentito come testimone, ammise candidamente l’intenzione politica di «fare del cinema». «Abbiamo ottenuto il risultato che volevamo» è stato il commento dell’avvocata Maria Spina, che ha difeso Sortini, a margine dell’udienza.

Lo “sgombero show” o “ruspa show” era avvenuto il 2 ottobre del 2019 e fu il primo atto a forte caratterizzazione politica della prima Amministrazione a guida di Alan Fabbri, con una chiara personalizzazione di Lodi, tant’è che fu lui ad avvisare la questura, come ha rilevato anche il pm nella requisitoria, dell’intenzione di mettere in piedi una «iniziativa di propaganda con l’ausilio di una ruspa». L’attività di demolizione seguì lo sgombero formalmente imposto con un’ordinanza contingibile e urgente dal sindaco Alan Fabbri, dettata da motivi di pericolo per l’incolumità degli occupanti e la loro salute. Fu però un atto non concordato in seno all’Amministrazione comunale, tant’è che il sindaco stesso aveva dichiarato agli inquirenti di non essere stato coinvolto nell’iniziativa, pur difendendo pubblicamente Lodi. Nell’impostazione dell’accusa, che ha retto in questo primo grado di giudizio, l’allora vicesindaco si era autoattribuito le funzioni dirigenziali – usurpandole, dunque – per l’allestimento volante del cantiere, senza rispettare alcuna procedura di trasparenza nell’affidamento dei lavori e poi violando le norme ambientali lasciando i rifiuti di risulta fuori dal cantiere. In questo c’era anche il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, reato che nel frattempo si è estinto per prescrizione.

Era stata invece chiusa con un’oblazione di 516 euro l’accusa rivolta a un terzo imputato e legata al sorvolo dell’area (che è zona rossa per la presenza del Petrolchimico) non autorizzato effettuato con un drone.