A Copparo nasce il “copparetto”, diventa realtà l’idea di Tassinari
A giorni nelle botteghe la pasta ripiena di salama
Copparo Se un giorno, anche non troppo lontano, vedremo comparire nei menu qualcosa che assomiglia a un cappelletto, sapremo con esattezza chi indicare quando ci chiederanno chi è l’inventore. L’ideatore Matteo Tassinari forse non lo sa, ma il suo nome potrebbe entrare nella storia, come i padri nobili della salama, vale i dire i duchi d’Este. Ma aspettando che il vento faccia il suo giro è nato un nuovo tipo di pasta, il "copparetto", di cui appare persino inutile chiarire la provenienza. E proprio Tassinari, gastronomo e alimentarista, ne è stato l’ideatore. Primato che non ammette obiezioni, visto che quando Tassinari, copparese purosangue, per la prima volta ha parlato del copparetto, nessuno in coscienza ne aveva mai sentito parlare, se non (forse) la stretta cerchia dei suoi amici. Sta di fatto che Tassinari, il quale tra l’altro è presidente dell’associazione "Antichi Sapori - I amig ad Keto", non soltanto ha ideato il prodotto tipico ma gli ha anche dato una originalità interessante, pur se "a doppia taglio" nel senso che, senza togliere al blasone della salama, il suo è decisamente un sapore forte che può non mettere tutti d’accordo. «Epperò - irrompe lo stesso Tassinari - da questo punto di vista mi sono in qualche modo un poco premunito. Difatti nel ripieno del copparetto, oltre alla salama, aggiungo carne "dolce" e magra come può essere la scottona, parmigiano, patate e noce moscata. Intanto vorrei ringraziare il Comune che ha assegnato al copparetto la Deco, la denominazione comunale di origine». Insomma, da un’idea partorita tra le mura di casa si è arrivati a un prodotto potenzialmente pronto per essere immesso sul mercato. «Non certo nella grande distribuzione, cioè centri commerciali e super mercati - chiarisce però Tassinari - ma inizialmente nelle botteghe che lo vorranno e sfruttando anche il passaparola che in queste cose è sempre molto importante. Adesso siamo nella fase in cui cerchiamo di far conoscere il prodotto, che credo possa avere un futuro di successo. Perché - conclude Matteo - potrebbe incontrare il favore dei palati dei tanti, tantissimi appassionati delle nostre tavole»