Ferrara bene e violenta. Stangata per l’aguzzino
L'imputato, 43 anni, era accusato di stalking e lesioni gravissime ai danni di un amico: condannato a 5 anni e 4 mesi con l'abbreviato. Alla vittima era stata asportata la milza dopo un pestaggio subito
Ferrara Un anno di violenze, umiliazioni, minacce, botte. E poi un pestaggio le cui conseguenze sono state l’asportazione della milza per la vittima, in teoria un suo amico. Per Gabriele Moccia, 43enne ferrarese, rampollo della famiglia che ha dato origine alla più famosa distilleria ferrarese e nella quale lui non ha mai avuto alcun ruolo operativo, né ci ha mai lavorato, né tantomeno la famiglia è ancora coinvolta nella gestione e nella proprietà, la giudice dell’udienza preliminare Silvia Marini ha stabilito ieri una condanna molto severa: cinque anni e quattro mesi di reclusione, con già la diminuzione di un terzo della pena prevista per la scelta del giudizio abbreviato. Dovrà pagare anche 60mila euro di risarcimento del danno.
Era lui il protagoniste delle violenze avvenute nella “Ferrara bene” già raccontate più volte in queste pagine. Secondo l’accusa, tra aprile 2023 e più o meno lo stesso periodo dello scorso anno, dopo essersi insediato a casa dell’amico (affetto da un disturbo psichiatrico di tipi schizoaffettivo), si era trasformato ben presto in un padrone senza scrupoli, senza mai pagare un euro per contribuire alle spese e sottomettendo l’amico con violenze verbali e fisiche. La situazione è degenerata in maniera molto pericolosa proprio nell’aprile dell’anno scorso, quando Moccia ha dapprima minacciato e poi picchiato in due occasioni l’amico, accusandolo di aver fatto la spia con le forze dell’ordine in merito a una presunta truffa messa in piedi, peraltro, imponendo all’amico di attivare una carta Postepay. Dopo averlo malmenato e minacciato una prima volta il 9 aprile, il 12 successivo ha mantenuto la promessa con altre botte, alcune delle quali tali da provocare gravissime lesioni interne all’uomo che qualche tempo dopo è stato operato al Sant’Anna, dove gli hanno asportato la milza.
Moccia, attualmente sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento, è difeso dall’avvocata Gloria Cuoghi, che ne ha chiesto in via principale l’assoluzione contestando l’attribuibilità delle condotte contestate al suo assistito. Non ha rilasciato dichiarazioni dopo l’udienza.
La parte offesa è un uomo di qualche anno più grande dell’imputato, anche lui figlio della Ferrara bene e sottoposto ad amministrazione di sostegno, tramite essa costituitosi parte civile nel processo con l’assistenza dell’avvocato Simone Bianchi. «L'obiettivo primario era quello di far uscire il prima possibile da questa tragica vicenda il mio assistito – spiega il legale, il cui contributo per l’attivazione delle forze dell’ordine e della Procura è stato fondamentale fin da subito –. In fase di indagini il risultato è stato pienamente raggiunto anche grazie all'ottimo lavoro svolto dalla Procura, che ha dimostrato grande attenzione per la vicenda e una non consueta umanità. La sentenza di oggi dimostra la correttezza della ricostruzione dei fatti offerta dal mio assistito il quale, non senza difficoltà, sia per le condizioni fisiche a seguito della violenta aggressione subita, sia per le continue minacce e vessazioni ricevute, ha trovato il coraggio di denunciare quello che si è dimostrato essere il suo aguzzino. In questi termini possiamo dire di ritenerci soddisfatti dell'esito di questo processo».
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