Reparti sguarniti e niente ferie. Sit-in a Cona: «Ospedali al collasso»
Protesta Cgil davanti al Sant'Anna. In provincia di Ferrara mancano oltre 300 unità. «Partito il ticket. E le assunzioni?»
Ferrara I numeri li ha comunicati a memoria Francesca Chierici, infermiera e responsabile locale della Cgil Sanità. «In Radiologia, al Sant’Anna, in una settimana sono stati espletati dal personale 10 servizi aggiuntivi», ha detto ieri mattina durante il presidio allestito dalla Cgil davanti all’ospedale Sant’Anna, a Cona, per protestare contro i ritardi con cui le aziende sanitarie stanno procedendo alle assunzioni programmate per il periodo delle ferie estive e contro la mancata parificazione degli stipendi degli autisti soccorritori del 118. Da una ricognizione interna effettuata dal sindacato nelle due aziende sanitarie della provincia, risulta che «mancano almeno 100 infermieri, 18 ostetriche, 80 oss, 50 tra amministrativi e tecnici e altre 90 unità fra varie figure professionali sanitarie. E sono scadute o stanno scadendo anche le graduatorie valide per le assunzioni – ha puntualizzato la Cgil – mentre assistiamo ad un preoccupante esodo di personale non solo per pensionamenti ma anche per dimissioni volontarie».
Il campionario dei disagi comprende anche ferie non godute, riposi rinviati, negazione di permessi personali. E le prestazioni aggiuntive non sono gratuite: costano alla sanità pubblica locale «800mila euro per coprire l’assenza di personale». Nei reparti, come ha ricordato Francesca Chierici, la situazione è poco allegra: «La Radiologia è solo un caso, in Medicina ad esempio, a causa delle difficoltà a reperire personale, per assenze improvvise e altro spesso restano in servizio 3 infermieri per 48 pazienti: ora siamo ai minimi di servizio anche nell’attività ordinaria, inconcepibile. Vogliamo parlare del Punto nascita del Sant’Anna, l’unico in provincia? Mancano 15 ostetriche. Al pronto soccorso la presenza di letti-barella è ormai cronica: 20 letti che vengono riempiti pressoché quotidianamente con pazienti che restano lì anche per giorni. Per i servizi amministrativi l’andazzo è lo stesso: le fuoriuscite non vengono sostituite».
Uno dei motivi è che, «con queste condizioni di lavoro i giovani laureati entrano in ospedale e appena si accorgono della pesantezza dei carichi se ne vanno, anche dopo 3-4 mesi. Parliamo – prosegue Chierici – di infermieri, fisioterapisti, tecnici di laboratorio, il personale che deve confezionale i farmaci per la chiemioterapia». Ma il quadro rappresentato dalla Cgil è negativo anche per altri motivi. «I part-time, contratti utili per far meglio combaciare le esigenze di lavoro con quelle familiari, non vengono più concessi proprio perché il personale è all’osso – è ancora Francesca Chierici a parlare –. Questo crea esasperazione, c’è chi si guarda intorno alla ricerca di migliori condizioni».
Proprio in questi giorni, ha raccontato la sindacalista, «una dipendente mi ha chiamato per dirmi che sta pensando di licenziarsi perché con gli orari attuali non riesce a gestire il figlio piccolo e il marito è un turnista». Come ha ricordato Marco Blanzieri, segretario provinciale della Fp–Cgil, «il disagio è generale, questi presidii li stiamo organizzando anche per gli ospedali di Cento, del Delta e ad Argenta. Sono appena partiti 25 telegrammi di assunzione ma non sono sufficienti. Questa estate rischiamo di trovarci a corto di operatori per le sostituzioni di malattie, ferie e altro. De Pascale ha impostato una pesante manovra sui ticket. I cittadini li stanno pagando ma le assunzioni dove sono?».
L’altra questione bollente, e anche «urgente», hanno spiegato gli operatori presenti al presidio, è rappresentata dalla disparità di trattamento degli autisti soccorritori del 118. «Si tratta di un percorso aperto da novembre 2024, con la firma del regolamento che dovrebbe portare al riconoscimento economico di lavoratrici e lavoratori che, pur svolgendo lo stesso lavoro, ricevono stipendi diversi – conclude la Cgil – La scadenza prevista dal contratto per pubblicare i bandi è il 30 giugno 2025. La direzione però nega questa possibilità ignorando anche un parere dell’Aran. Ma ulteriori rinvii metterebbero a rischio l’intera procedura».
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