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Nuvole scure sulla chimica a Ferrara: «Basell e Yara tagliano costi»

Stefano Ciervo
Nuvole scure sulla chimica a Ferrara: «Basell e Yara tagliano costi»

Difficile congiuntura, il colosso Usa mira a risparmiare 7,5 milioni di dollari. Rsu: «Niente investimenti e assunzioni». L’azienda: «Ferrara resta “core”»

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Ferrara Le nubi che si addensano in tutta Europa sulla chimica non potevano risparmiare il petrolchimico ferrarese, ed in effetti negli ultimi giorni si è avuto conferma dell’avvio di una stagione di tagli ai costi che coinvolgono Yara e, soprattutto, Basell; con l’altro protagonista principale, Versalis, già alle prese con il piano nazionale di uscita dalla chimica di base.
L’altro giorno LyondellBasell ha annunciato la trattativa per la vendita di quattro impianti europei al fondo Aequita, con la significativa esclusione di Brindisi, reso meno appetibile dai ridimensionamenti del sito pugliese da parte proprio di Versalis. Nel contempo è stato ufficializzato il programma di taglio dei costi in tutto il gruppo, che i vertici della multinazionale Usa chiamano «piano di miglioramento della liquidità da 500 milioni di dollari». Di tutt’altro avviso, naturalmente, i sindacati, che hanno diffuso un volantino ai lavoratori firmato da Rsu, nei quali si rivelano le ricadute su Ferrara. Per quanto riguarda Ricerca e Sviluppo, «un obiettivo del 10% sui costi della ricerca globale che impatterà su Ferrara per un valore di 3,5 milioni di dollari»: significa, tra le altre cose, «un taglio delle collaborazioni con l’Università, la sospensione dell’acquisto di nuove piccole apparecchiature e macchinari»; raddoppio della durata della fermata estiva da 3 a 6 settimane, non escludendo ulteriori fermate successive, e «manutenzione ridotta all’osso garantendo solo quella legata alla sicurezza»; e sul personale «blocco delle assunzioni a parte il reintegro degli organici turnisti, blocco dei passaggi di livello e degli adeguamenti salariali (anche già previsti) e delle trasferte». Per la parte produttiva, l’obiettivo è tagliare il 3% dei costi fissi a livello globale «che a Ferrara diverrà del 6% pari ad un valore di 4 milioni di dollari»: la prima conseguenza è il «congelamento dell’investimento più importante, cioè lo “sbottigliamento” di Sf5», rinviato a gennaio 2027. Poi sono elencati tra gli altri la «riduzione degli stoccaggi», la «forte riduzione della manutenzione con le stesse modalità individuate in R&D, blocco delle assunzioni al netto del reintegro degli organici turnisti e sospensione degli sviluppi di carriera», con il documento che sottolinea «come sia ormai diffusa la modalità di promuovere le persone a ruoli di maggiore responsabilità senza assegnare loro il livello corrispondente».
Tutte cose di cui si è discusso in un’assemblea Filctem Cgil per i circa 900 addetti, il 3 giugno, formalmente convocata per il referendum ma nella quale «si è parlato, e molto, del lavoro nel petrolchimico - racconta Ida Salvago, segretaria dei chimici Cgil - Cosa mi ha colpito? Lo smarrimento dei giovani, “era il mio sogno venire a lavorare in Basell, ma tutti pensano di andar via” ha detto uno di loro». A fine giugno c’è Euroforum, l’incontro dei vertici LyondellBasell a Rotterdam, «andremo anche noi: non è un tavolo negoziale ma vorremmo risposte su come l’azienda intende affrontare questa congiuntura difficile: teniamo conto che nei prossimi 5 anni andranno in pensione centinaia di lavoratori» sottolinea Salvago, preoccupata anche per la qualità delle forniture da Versalis, il cui contratto scade peraltro a fine anno.
E l’azienda? Senza entrare nel merito dei numeri diffusi dai sindacati, sottolinea che «il sito di Ferrara rimane “core” sia per la produzione (catalizzatori e prodotti specialities) sia nell’innovazione, R&D, e partecipa, come tutti i siti di Lyb, al progetto di miglioramento della liquidità». Per quanto riguarda Sf5, «la decisione di posticipare il progetto è legata alla tempistiche: considerate le attuali condizioni di mercato, la capacità aggiuntiva di catalizzatori non è necessaria prima del 2027», anche se l’azienda pure quest’anno «continuerà a lavorare sull’avanzamento di alcune parti del progetto, come l’area logistica, infrastrutture e opere civili».
Sul fronte Yara, che ha 140 addetti, da metà aprile l’impianto di fertilizzanti è di nuovo in marcia «ma si parla di un 3% di tagli lineari di costi e investimenti, che per Ferrara si traduce in un 6% su quest’anno. Ma qui - è la convinzione della segretaria Filctem - il futuro dipenderà dalla gestione della CO2», per la quale c’è il progetto di stoccaggio in mare con la maxi-conduttura verso Ravenna. 

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