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La mobilità che cambia

Da ottobre stop ai diesel Euro 5, nel Ferrarese 20 mila mezzi a rischio

Andrea Mainardi
Da ottobre stop ai diesel Euro 5, nel Ferrarese 20 mila mezzi a rischio<br type="_moz" />

Il provvedimento rientra nel piano regionale per la transizione ecologica

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Ferrara Col passare dei mesi si avvicina una data che rischia di mettere con le spalle al muro tanti automobilisti e non solo. Dal primo ottobre 2025 per effetto del Pair (Piano Integrato Aria Regionale) scatterà, in tutto il bacino padano, il blocco della circolazione negli orari feriali e notturni per tutte le vetture con motorizzazione diesel euro 5.

Il provvedimento entrerà in vigore nei Comuni con oltre 30 mila abitanti dopo anni di rinvii e rientra nella strategia nazionale per il contenimento dell’inquinamento atmosferico in una zona, la pianura padana, tra le più sofferenti in Europa su questo tema. In Emilia-Romagna il divieto sarà in vigore dalle 8.30 alle 18.30 e le relative sanzioni oscilleranno dai 163 ai 658 euro di multa con possibile ritiro della patente in caso di recidiva.

In tutto il territorio interessato che comprende anche Piemonte, Lombardia e Veneto si stima che saranno oltre un milione i veicoli interessanti dal blocco tra cui molti facenti parte delle varie flotte legate al mondo della logistica.

In particolare in Emilia-Romagna i numeri parlano di circa 270 mila mezzi Euro 5 coinvolti dal provvedimento una cui parte è naturalmente ben presente nel Ferrarese, da sempre tra le aree con le più alte concentrazioni di inquinanti in regione. Guardando alle percentuali di veicoli coinvolti nel territorio estense si stimano circa 20 mila mezzi che non potranno più circolare.

A livello politico, in Regione le voci di preoccupazione e dissenso iniziano a montare. Rete Civica Elena Ugolini presidente riconosce «tali misure coerenti con gli obiettivi ambientali europei e nazionali ma c’è il rischio, senza adeguate misure di accompagnamento, di un impatto sociale ed economico sproporzionato sui cittadini ed in particolare sulle fasce più vulnerabili della popolazione.

In molti infatti non dispongono delle risorse per sostituire il veicolo o non hanno accesso a trasporti pubblici adeguati. In questo modo la transizione ecologica rischia di trasformarsi in un salasso economico e in un fattore di esclusione sociale e territoriale».

Un secco “no” al provvedimento arriva anche da Giorgio Poltronieri, presidente di Fita Cna: «Siamo contrari a questa misura, che sa di accanimento politico anche perché la differenza in termini emissivi tra diesel Euro 5 ed Euro 6 è minima, molto inferiore a quella tra Euro 4 ed Euro 5. Inoltre non c’è alcun incentivo per sostituire questi mezzi, obbligando così non solo le imprese di trasporto ma anche gli automobilisti a pesanti investimenti. Camion e furgoni diesel Euro 5 hanno in media dai 6 agli 8 anni nella nostra realtà e sono ampiamente circolanti: pensiamo solo ai corrieri che fanno servizio in città».

Attualmente sono allo studio da parte del Governo misure compensative su vari fronti che potrebbero portare ad un ulteriore rinvio dell’attuazione di questo provvedimento, che il Ministro dei trasporti Matteo Salvini ha definito «parte delle follie europee, della Commissione von der Leyen».

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