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Il caso

Intascava mazzette dai bar di Ferrara. Stangata per l’ex funzionario delle Entrate

Alessandra Mura
Intascava mazzette dai bar di Ferrara. Stangata per l’ex funzionario delle Entrate

Danno d’immagine e stipendi da restituire: per i ricatti sotto il Duomo ora deve pagare 49mila euro e risarcire lo Stato

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Ferrara In primo grado era stato condannato, in abbreviato, a 5 anni di reclusione per il reato di concussione, pena poi scontata di otto mesi in Appello con la riqualificazione del reato in truffa. Comunque sia, la vicenda che aveva visto imputato l’ex funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Ferrara, Leopoldo Lunadei, sulla stampa e anche sulla “Nuova” aveva tenuto banco a lungo come il caso dei “ricatti sotto il Duomo”, suscitando clamore perché riguardava, nel ruolo di vittime e parti offese, alcuni degli esercizi commerciali più noti della città a cui Lunadei, con l’aiuto di un complice, chiedeva denaro approfittando del suo ruolo: la pasticceria Leon D’Oro, la gelateria K2, il bar pasticceria Kristal, l’agriturismo La Sapienza e la pizzeria Da Pippo. Nel 2019 la sentenza è passata in giudicato, ma il fronte nel frattempo si è spostato davanti alla Corte dei Conti che di recente ha condannato Lunadei a pagare 49mila euro: 45mila per il danno d’immagine all’Agenzia delle Entrate (corrispondenti al doppio dei profitti illeciti, ovvero 22.500 euro), e altri 4 mila di danno patrimoniale, pari a metà dello stipendio percepito durante il periodo dei “ricatti”: quattro mesi fino al licenziamento in tronco, il 15 maggio 2014, dopo l’arresto avvenuto grazie all’indagine di procura e Finanza partita dalla denuncia dei titolari del Leon D’Oro.

Il Pg della Corte dei Conti aveva chiesto ai giudici un risarcimento più salato, di 54mila euro, comprensivi dei 5mila per gli episodi in cui il reato era stato solo tentato e non portato a termine, somma quest’ultima che non è stata però riconosciuta.

L’imputato, da parte sua, chiedeva di riquantificare l’importo dovuto per il danno di immagine all’Agenzia delle Entrate, sostenendo che il caso aveva avuto poca eco mediatica. Inoltre contestava il fatto di aver sottratto tempo all’orario di lavoro per mettere a punto gli illeciti, che erano avvenuti, assicurava, sempre mentre non era in servizio. Ricostruzioni rigettate entrambe dalla Corte dei Conti. In particolare i giudici hanno osservato che vari episodi contestati seguivano uno schema fisso: subito dopo l’accesso fiscale eseguito da Lunadei mentre era al lavoro, scattava la trappola per l’imprenditore di turno. Scrivono i giudici: «Dalla piana e semplice lettura dei capi di imputazione emerge come l’attività delittuosa fossa stata prestata durante l’attività di servizio». È fuori dubbio infine che «il decoro e il prestigio della pubblica amministrazione» siano stati danneggiati dalla condotta del suo ex funzionario». I giudici ricordano infine che il reato compiuto «mina la fiducia nelle istituzioni» da parte di coloro che dovrebbero tutelare, e che il modo continuativo con cui il condannato aveva agito sono «indici di una capacità criminogena e di una indole criminale cui corrisponde quanto meno il doppio tangentizio del percepito». Questa volta, dunque, sarà lui a dover pagare.

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