«L’Isola dell’Amore sta sparendo e ci sono meno uccelli». SOS da Goro
Lo sfogo di guide e operatori turistici: «L’erosione sta creando grossi danni al turismo». Avifauna che nidificava nel lembo di terra a grosso rischio e lo scirocco diventa una minaccia
Goro Dune sabbiose, canneti, lagune. E poi canali, briccole che si perdono all’occhio, un imponente faro che svetta alla foce del Grande Fiume e poi la Vecchia Lanterna. Siamo nel Delta del Po, in quel lembo di terra raggiungibile via mare, che oggi tutti conoscono come Isola dell’Amore. Terra di venericoltura ma anche di turismo, o meglio, che cerca di sfruttare potenzialità e unicità del luogo per vivere di turismo. Un settore che, «considerando i danni causati dal granchio blu, potrebbe rappresentare una buonissima alternativa, ma è diventato sempre più difficile fare turismo da noi». Sono 16 anni che Michele Marandella racconta a turisti e curiosi questo territorio, uscendo in barca e portando le persone a scoprire ogni angolo di un microcosmo riconosciuto come Patrimonio dell’umanità, ma ad oggi «ci sono enormi difficoltà nel fare escursioni nel Delta. Le criticità vengono sollevate ma siamo totalmente inascoltati da anni. Non se ne vuole fare un discorso politico – specifica categoricamente –, ma è da diverso tempo che nessuno prende in mano la situazione». Tra le maggiori ferite aperte ci sono «i canali che si stanno chiudendo, alcune zone si impaludano e questo è dovuto ad una mancanza di idrodinamismo».
C’è poi un altro aspetto che preoccupa operatori turistici, cittadini e avventori. «L’Isola dell’Amore sta sparendo»: basta fare un giro nel porticciolo di Gorino che il grido d’allarme è unanime. «Il problema è reale – afferma il signor Attilio – e nessuno se ne occupa. Questo lembo di terra funge da diga e ripara Goro e Gorino dai venti di scirocco: se scompare ci troviamo il mare in casa». L’Isola è soggetta ad erosione con l’azione del mare, in più «non c’è nessuna protezione che ferma il flusso di acqua quando soffia vento da est che si porta via la sabbia – dice Attilio –. Il mare si è già portato via tutto e rispetto all’anno scorso la spiaggia si è ritirata di 50 metri circa». Tra erosione e accumulo, l’Isola è soggetta a costanti modifiche: da una parte si restringe, quella vicino al faro, mentre dalla parte opposta si allunga.
Fenomeni che comunque portano a conseguenze che si innestano l’una sull’altra e a risentirne sono poi il Delta del Po e i suoi abitanti, quelli che hanno puntato tutto sul turismo. «Se il territorio è abbandonato l’avifauna non trova più le condizioni per vivere qui – spiega Marandella –. Ce n’è sempre meno e comincio a far fatica. Le persone vengono a fare birdwatching ma se ci sono pochi uccelli diventa complicato: io cerco di colmare il vuoto raccontando il territorio, informandomi in prima persona e cercando di restituire loro un panorama, anche storico, del Delta ma ad un certo punto non so neanche più cosa inventarmi». Avifauna che «nidificava nei cinque chilometri di spiaggia dell’Isola – illustra ancora Attilio –: gli uccelli facevano le uova sulla battigia, in sabbia viva perché il caldo le protegge. Ma se scompare tutto loro non vanno nel canneto, perché lì ci sono i topi che se le mangiano». Delta del Po, il regno degli uccelli marini e lagunari insomma, ma di questo passo la riserva naturale rischia di svuotarsi. Non mancano giorni in cui la «frustrazione» pervade gli operatori turistici come Michele Marandella, a cui basta guardare dall’altra parte del mare per vedere un panorama differente: «Mio fratello fa lo stesso lavoro a Volano e lì spingono sul turismo con percorsi dedicati, ci credono. Sono anni che siamo inascoltati – ribadisce –. Quest’anno la stagione è iniziata sotto tono, forse il peggior avvio da quando ho aperto. Abbiamo lavorato di meno, ma è stato un maggio un po’ particolare e la primavera ha coinciso con alluvioni e problematiche che potevano spaventare il turista, che quindi ha scelto di non visitare il Delta del Po». Resta il fatto che «è necessario intervenire, perché qui non si vedono interesse e approccio costruttivo».