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Il processo

“Racket della sabbia” ai Lidi. Le condanne ridotte in appello

Daniele Oppo
“Racket della sabbia” ai Lidi. Le condanne ridotte in appello<br type="_moz" />

Natalino Buzzi e Claudio Stella risarciscono il danno e patteggiano

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Lidi Si chiude con due condanne concordate in appello il processo sul cosiddetto “racket della sabbia”, che vedeva imputati Natalino Buzzi e l’imprenditore Claudio Stella. Per entrambi le pene sono state notevolmente rispetto alle pesanti condanne stabilite nel primo grado di giudizio dal Tribunale di Ferrara.

Per Buzzi, che arrivava da una condanna a 8 anni e 4 mesi di reclusione e 2mila euro di multa, la pena concordata è di 3 anni e 8 mesi di reclusione. Per Stella, che in primo grado era stato condannato a 5 anni di reclusione e mille euro di multa, la nuova pena è di due anni e mezzo di reclusione.

La settimana scorsa la Corte d’appello di Bologna ha approvato l’accordo raggiunto dalle difese (avvocati Andrea Zamperlin e Massimo Bissi) con la procura generale. Per arrivare a pene ridotte vi è stata la rinuncia ad alcuni motivi dell’appello, ma anche il riconoscimento per entrambi gli imputati delle attenuanti generiche e per Stella una compartecipazione ridimensionata alla vicenda.

Il processo riguardava le pressioni esercitate da Stella sull’imprenditore Guido Grigatti affinché aggiustasse i prezzi operati per il servizio di pulizia delle spiagge, ritenuti troppo concorrenziali. Pressioni concretizzatesi poi con richieste più direttamente estorsive, come il pagamento di un “pizzo” per avere protezione garantita contro i danneggiamenti ai mezzi per effettuare il servizio, che in effetti l’imprenditore aveva subito in precedenza, quali la rottura dei finestrini o la fusione di un motore a causa di un mix di sabbia e combustibile). A fare tale richiesta era stato Buzzi, che aveva proposto un pagamento di 3mila euro al mese per garantire la sicurezza. I carabinieri di Comacchio lo arrestarono subito dopo che aveva intascato un anticipo di 500 euro – in banconote segnate – dall’imprenditore, che però nel frattempo aveva avvisato i militari. Nel corso del processo di primo grado – concluso nel luglio del 2021 – vennero ascoltati come testimoni anche alcuni esponenti delle associazioni degli imprenditori del settore balneare che in sostanza negarono di essere a conoscenza di casi del genere o di richieste di vario tipo per “calmierare” i prezzi dei servizi di pulizia delle spiagge.

Al patteggiamento in appello si arriva anche per via del risarcimento del danno pagato da entrambi gli imputati a favore della vittima, episodio che è stato valutato in maniera positiva sia dalla procura generale che dalla Corte d’appello. 

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