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Don Emanuele Zappaterra, la festa e i saluti. «Torno in missione contro le povertà»

Don Emanuele Zappaterra, la festa e i saluti. «Torno in missione contro le povertà»

La comunità della chiesa di Sant’Agostino a Ferrara ha celebrato i 30 anni di ordinazione assieme a don Michele Zecchin

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Ferrara La comunità della chiesa di Sant’Agostino di via Mambro ha festeggiato i 30 anni di ordinazione del parroco don Michele Zecchin e del sacerdote don Emanuele Zappaterra già pastore nelle parrocchie di Malborghetto e Perpetuo Soccorso, rettore del Seminario arcivescovile ed oggi missionario in America Latina. Durante la messa che hanno concelebrato il parroco è tornato a questi anni trascorsi nell’impegno del suo apostolato sottolineando che sono stati ricchissimi di esperienze e di rapporti con le persone. «Festeggiare un anniversario come questo – ha poi aggiunto – deve servire però per chiedere perdono e ravvivare con il Signore il nostro ministero perché esistiamo solo con la comunità». Ha confermato che durante i trent’anni di sacerdozio ha effettivamente conosciuto tanti che sono stati sale e luce in senso evangelico, e tra questi i suoi genitori e quelli di don Emanuele presenti alla cerimonia concludendo che «il Signore ci ha riservato molte sorprese ed altre ci riserverà ma con san Paolo dobbiamo dire che non esiste l’io ma il noi» e procedere sempre così.

Don Emanuele ha parlato della testimonianza di vita dei suoi tre anni di missionario. «Ho dentro l’amore e la ricchezza della comunità con cui ho vissuto e dove tornerò il prossimo 2 luglio per proseguire il mio impegno missionario. La vocazione mi è cresciuta dentro come quella di essere sacerdote. La fede e la chiamata si compendiano dentro la Chiesa e la comunità che mi hanno fatto conoscere questa realtà inizialmente attraverso le testimonianze dei missionari che una volta tornati a Ferrara raccontavano a noi seminaristi, la loro meravigliosa esperienza». La missione che lo attende nuovamente si trova in Argentina nella provincia di Entrerios nelle Isole del Ibicuy dove ha trovato due realtà: la povertà concreta materiale e quella culturale. «La prima è la conseguenza di un’alluvione terribile che durò circa due anni prima di tornare alla normalità e l’altra è sicuramente legata alle forme di governo che si sono succedute prima del presidente Milei. Una cosa che ho notato nella realtà in cui opero è una incredibile presenza di giovani biondi con gli occhi azzurri, che sono la generazione dei nazisti che qui hanno trovato rifugio dopo la guerra». Don Emanuele prima di ripartire sarà ospite di tutte le parrocchie dove ha prestato la sua opera.