Break caldo, è scontro a Ferrara
Da luglio interruzione all’ora di pranzo in campi e cantieri Confagri chiede modifiche: «Raccogliere frutta otto ore»
Ferrara La colonnina del termometro è tornata ad impennarsi dopo i break temporaleschi, campi e cantieri già si arroventano, in Regione viene annunciato il rinnovo della “ordinanza caldo” sullo stop al lavoro durante le ore più torride. Tutto come l’anno scorso, si direbbe, se non fosse che il tono delle polemiche tra associazioni agricole e sindacati sembra salire di una tacca, poiché (quasi) dodici mesi sono passati senza che la questione dei correttivi alla regole sperimentate nell’agosto 2024 sia stata affrontata. Ad imporre un’accelerazione è stata la decisione annunciata dall’assessore regionale Giovanni Paglia, che intende far partire l’ordinanza già a luglio.
«Questa impostazione ci preoccupa particolarmente, dev’essere chiaro che non potranno più ripetersi i comportamenti dell’anno scorso da parte di alcuni lavoratori, e che bisogna correggere le storture del programma informatico con le previsioni climatiche, dal quale dipendono gli stop - è Paolo Cavalcoli, direttore di Confagricoltura, a parlare - In molti si sono rifiutati di anticipare l’orario di lavoro o di tornare a lavorare dopo la sosta, che era dalle 12.30 alle 16: non potrà più succedere, la raccolta della frutta durante le campagne va effettuata sulle otto ore di lavoro». Le aziende agricole hanno al proposito proposto il turno unico fino alle 13.30, «con accordi aziendali sarebbe possibile ma non mi sembra ci sia disponibilità. L’Agribus (il nuovo servizio anti-caporali, ndr) parte alle 5 e torna alle 14? Serve in gran parte aziende con serre idroponiche e teli antigrandine in funzione anti-calore, dove le norme regionali non dovrebbero essere applicate». Il portale di previsioni meteo dove bisogna guardare il giorno prima, per sapere se il giorno successivo si può lavorare o meno nelle ore calde, «non si è rivelato affidabile: a qualche agricoltore è capitato di vedere previsioni positive, e organizzarsi in un certo modo, per scoprire la mattina stessa che doveva applicare l’ordinanza - insiste Cavalcoli - Alcune aziende sono delocalizzate male, altre a Masi e a Voghiera, confinanti, dovevano seguire regole diverse lo stesso giorno».
Anche gli imprenditori edili vedono con poco entusiasmo le mosse della Regione. «Il rischio da stress termico e colpo di calore - è il pensiero di Paolo Alberti Pezzoli, vicepresidente Ance Emilia - dev’essere pienamente compreso e gestito all’interno del Documento di valutazione dei rischi, con strumenti specifici. Per questo le ordinanze “calore” non costituiscono lo strumento più efficace e appropriato. Auspichiamo che la Regione adotti non un’ordinanza, ma linee guida per la corretta gestione del problema», con «impulso per i Comuni a disporre deroghe ai regolamenti rumore, in modo da consentire alle imprese di anticipare l’orario di lavoro».
I sindacati difendono l’impostazione regionale, «non c’è bisogno di effettuare deroghe provinciali, vanno evitate regole diverse a seconda del territorio - sottolineano Cristiano Pistone e Dario Alba, segretari regionale e provinciale di Flai Cgil - Lo strumento meteo può essere imperfetto, ma al momento è quello che abbiamo a disposizione». Per Fausto Chiarioni, segretario degli edili Cgil, «l’ordinanza è necessaria, a certe temperature le persone che lavorano sui tetti e sulle impalcature perdono lucidicità e rischiano: sappiamo di operai che si scottano le mani a contatto con i tubi, e di chi si ritrova la pelle insensibile per il caldo eccessivo». l
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