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Il processo

Omicidio Big Town. Perizia psichiatrica e spunta un testimone inedito

Alessandra Mura
Omicidio Big Town. Perizia psichiatrica e spunta un testimone inedito<br type="_moz" />

Vito Di Gaetano la notte del massacro chiamò un amico a confortarlo. Previsto l'esame informatico: sarà analizzato anche il cellulare 

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Ferrara I consulenti della difesa avevano già definito «grandemente scemata» la capacità di comprensione delle proprie azioni da parte di Vito Mauro Di Gaetano e del padre Giuseppe quando, il 1° settembre 2023, aggredirono a morte a coltellate e colpi di lucchetto Davide Buzzi e ferirono Lorenzo Piccinini, di cui avevano denunciato estorsioni e minacce. Sarà ora una perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise ad accertare la capacità di intendere e volere dei due imputati per il massacro del Big Town, su cui pendono le accuse di tentato omicidio e omicidio aggravato in concorso. Alla prossima udienza, il 10 luglio, sarà conferito l’incarico ai periti, il professore di psichiatria forense Renato Ariatti e lo psicologo Marco Samory.

Sarà invece il tecnico Claudio Cesaro ad eseguire la perizia informatica sul cellulare di Vito Mauro Di Gaetano, un accertamento - quest’ultimo - che la Corte d’Assise ha deciso di disporre dopo che all’udienza erano emersi elementi rimasti finora sconosciuti nel corso del dibattimento, e che hanno determinato un prolungamento dell’istruttoria che sembrava essere ormai arrivata alle battute finali.

Sarà infatti necessario ascoltare un altro testimone, la cui esistenza è stata appresa solo ieri in aula durante le richieste di integrazioni documentali avanzate dalla difesa. Si tratta di un amico di Vito Mauro, che il barista chiamò quella tragica sera «perché ero molto scosso e avevo bisogno di un conforto», come ha detto lo stesso imputato chiamato all’istante a riferire sulle circostanze inedite per la Corte. L’amico arrivò così al Big Town, ma non li limitò a consolare Vito Mauro: lo consigliò – sentito il racconto sulla “spedizione punitiva” di Buzzi e Piccinini, le percosse al padre e la tanica di benzina piazzata minacciosamente sul bancone – di scaricare subito il video ripreso dalla telecamera di sicurezza, impianto che Di Gaetano era in grado di controllare da remoto con una app sul cellulare.

Vito Mauro ha dichiarato di avere scaricato le immagini e di avere poi consegnato il video ai carabinieri una volta accompagnato in caserma, dando loro il cellulare. «Per me io ero la vittima», ha proseguito Vito Mauro descrivendo la sua percezione dei fatti la notte della tragedia. Tanto più che, come hanno sottolineato le difese, da remoto avrebbe potuto cancellare le immagini contenute anche nella scheda della videocamera, e invece fornì spontaneamente il materiale ai carabinieri. A questo proposito è stato chiamato a deporre anche un luogotenente dei carabinieri che però ha ammesso di non ricordare se il video scaricato era presente sullo smartphone dell’imputato, e di avere visionato invece quello contenuto nella scheda Sd. Da qui la necessità, oltre alla perizia psichiatrica, di disporre anche una perizia informatica e di sentire l’amico che quella notte fu chiamato dall’imputato a raggiungere la scena del crimine.

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