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Liste d’attesa, governo in pista. Ferrara e Modena in affanno

Gioele Caccia
Liste d’attesa, governo in pista. Ferrara e Modena in affanno

Ma meglio che in altre regioni. Pronta la piattaforma nazionale

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Ferrara L’impegno a ridurre le liste d’attesa è uno dei più citati e ribaditi dalle aziende sanitarie pubbliche. In particolare dopo la pandemia e la crisi energetica del 2022-2023 la gestione, anche del bilancio, da parte delle Asl e delle aziende ospedaliere ha dovuto affrontare una sorta di corsa a ostacoli per l’insufficienza di fondi pubblici. Sulle liste d’attesa si sono mobilitate le Regioni, le aziende sanitarie e i sindacati. Anche il Ministero, che ha appena completato la prima fase del progetto di monitoraggio nazionale dei tempi di prenotazione di visite ed esami.

Il ministro Orazio Schillaci ha recentemente rilasciato al “Messaggero” una dichiarazione roboante: «In caso di difficoltà non esiteremo a fare scattare il meccanismo (dei poteri sostitutivi, una sorta di commissariamento specifico, ndr) in maniera non punitiva nei confronti di questa o quella Regione». I dati generali sono già disponibili sulla piattaforma Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali.

Le percentuali di aderenza dei tempi di attesa rispetto ai codici di priorità mostrano concretamente le difficoltà dei sistemi sanitari locali a rispondere alle richieste dell’utenza, soprattutto sulla scadenza breve (prestazione da erogare entro 10 giorni) perché il rispetto delle scadenze viene garantito in media in un caso su 5 o 10. Le specialità più in affanno sono la visita oculistica, ginecologica, endocrinologica, ematologica e reumatologica. E’ chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare.

I dati pubblicati settimanalmente dalla Regione Emilia Romagna indicano che anche tra il Po e il Conca le cose non vanno benissimo. Ma le performance sono migliori, anche se le differenze fra le province si fanno sentire. Ferrara e Modena mostrano un passo decisamente più lento rispetto agli altri territori.

Ferrara è allineata con le altre emiliane sulla priorità breve (dati raccolti nella settimana fra il 16 e il 22 giugno): in questo caso le richieste vengono trattate solitamente entro la scadenza, come emerge dalla consultazione della piattaforma regionale, il distacco, con Ferrara a inseguire, si crea sul differibile (D, entro 30 giorni per le visite e 60 per gli esami) e sul programmabile (P, entro 120 giorni dalla data della ricetta). Quando ci si sposta sul differibile l’affanno diventa evidente e il sistema fatica a rispondere nei tempi. Sono almeno una decina le visite e gli esami diagnostici per i quali ottenere la prestazione entro i termini appare un’impresa poco realistica: oculistica (solo il 33% del totale), urologica (21%), fisiatrica (28%), endocrinologica (37%), neurologica 45%, cardiologica (50%), colonscopia (57%), elettromiografia (51%), gastroscopia (53%), dermatologica (22%), ecografia mammella (17%), audiometrica (7%) e gastroenterologica (20%). Il quadro per le prestazioni programmabili migliora, ma solo di poco: oculistica 53%, fisiatrica 50%, cardiologica 40%, neurologica 42%, colonscopia 43%, elettromiografia 55%, gastroscopia 43%, ecografia mammella 9%, gastroenterologica 11%, ecografia ostetrica e ginecologica (38%). Sui numeri assoluti dei tempi di attesa la piattaforma regionale non fornisce dati. In una rilevazione puntuale eseguita dalla Nuova Ferrara il 22 febbraio scorso si confermava che tra le “ differibili” l’oculistica è la specialità più in difficoltà (328 giorni) assieme alla dermatologica (300 giorni), gastroenterologica (269) e alla fisiatrica (208). 

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