Trans violentata in carcere a Ferrara. Trasferimento sotto accusa
La politica interviene: inaccettabile che si trovasse in una sezione maschile
Ferrara Al momento il fascicolo aperto dalla pm Ombretta Volta è contro ignoti, ma presto potrebbe completarsi con i nomi e cognomi dei quattro detenuti accusati di aver stuprato un’altra detenuta transgender, secondo la denuncia presentata dalla donna il 24 giugno al Garante dei detenuti dell’Emilia Romagna. La detenuta sarebbe stata attirata con l’inganno in una cella e violentata. Ma intanto il caso scoppiato nel carcere dell’Arginone è diventato politico, oltrepassando i confini della cronaca. Da un lato ci sono le indagini: quella della procura e quella interna allo stesso carcere. Dall’altro l’ondata di sdegno suscitato dalla vicenda: perché la donna che ora denuncia di avere subìto lo stupro, da mesi chiedeva di essere trasferita dalla Casa circondariale di Ferrara, dove era arrivata a marzo da Reggio Emilia ed era stata posta nella sezione quarta, quella dei protetti, che ospita anche detenuti condannati per reati sessuali.
L’episodio era stato preceduto da altre molestie e palpeggiamenti, al punto che la detenuta aveva chiesto di essere spostata in una struttura carceraria attrezzata con sezioni per persone trans: in Italia sono poche, ma ci sono, come quella di Reggio da cui lei stessa proveniva ed era stata poi spostata per problemi sorti con altre detenute. La direttrice del carcere di Ferrara tre mesi fa aveva fatto la richiesta di trasferimento, ma nel frattempo - ha riferito la detenuta - è avvenuto ciò che più temeva. La prima segnalazione al Garante regionale era stata contro ignoti, per paura. Ma la donna è stata poi ascoltata dalla polizia giudiziaria nei tre giorni successivi alla denuncia, come impone il protocollo del “codice rosa”. Gli atti non sono stati ancora trasmessi alla procura, ma potrebbero contenere elementi utili a circostanziare meglio il fascicolo e a individuare le quattro persone da indagare per violenza sessuale.
La politica intanto si mobilita. Ieri la senatrice di Avs e vicepresidente della Commissione giustizia Ilaria Cucchi ha compiuto un’ispezione a sorpresa nel carcere ferrarese, e ha annunciato un’interrogazione parlamentare: «Chi ha preso la decisione di metterla in un istituto di soli uomini? Chiedo a Nordio che siano attivati immediatamente tutti gli strumenti di tutela per la persona coinvolta». Per Cucchi si tratta del «fallimento dello Stato di diritto in un sistema carcerario al collasso».
A sua volta il deputato di Azione Fabrizio Balzoni presenterà un’interrogazione al Ministro della Giustizia «per chiedere piena chiarezza sul caso ma anche per sollecitare un intervento immediato e strutturato sulla tutela delle persone trans nei nostri istituti di pena». Aggiunge il segretario provinciale Danny Farinelli: «È obbligatorio che lo Stato garantisca la sicurezza dei detenuti sotto la sua custodia». Fioccano interrogazioni anche in Regione, con Simona Larghetti di Avis che chiede alla giunta «quali azioni di vigilanza siano state avviate a favore della persone che ha subìto violenza e se la Regione non ritenga opportuno interloquire con il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia affinché non si ripetano casi di trasferimento di detenuti transgender in istituti penitenziari inadeguati ad accoglierli».
Tra le voci, quella dell’eurodeputato Alessandro Zan, responsabile Diritti della segreteria Pd: «Chi ancora oggi deride, ostacola, strumentalizza i percorsi di riconoscimento dell’identità di genere, chi alimenta una cultura dell’odio contro le persone trans è politicamente responsabile di queste violenze. Serve subito una revisione delle regole carcerarie per le persone trans». Si unisce Arcigay Ferrara che chiede che vengano garantiti «percorsi di accoglienza e tutela che rispettino l’identità di genere, prevenendo violenze e discriminazioni all’interno degli istituti di pena». Per La Comune di Ferrara non si tratta «di un fatto di cronaca nera, ma è il prodotto di un sistema carcerario violento, discriminatorio e inadeguato». E si dovrebbe indagare soprattutto per «accertare tutte le responsabilità di questo trasferimento inappropriato e delle mancate misure di protezione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA