Caso Cidas. «Dal presidente Bertarelli nessuna pressione per punire il dipendente Servelli»
Il presidente a processo per induzione indebita, parlano le dirigenti della coop. «Il vicesindaco Lodi inviò una mail molto spiacevole, ma la misura adottata fu del tutto ordinaria»
Ferrara Quello adottato nei confronti del dipendente Cidas Daniel Servelli fu un procedimento disciplinare del tutto ordinario, adottato in autonomia dagli uffici preposti della cooperativa senza che da parte del presidente Daniele Bertarelli ci fosse mai stata una richiesta particolare e meno ancora qualsiasi forma di pressione.
È quanto emerso ieri dalle testimonianze delle responsabili delle risorse umane Barbara Lambertini, dell’ufficio legale e relazioni sindacali Natalia Baldoni e dalla coordinatrice del servizio trasporti interni del Sant’Anna Ilda Medini, ascoltate ieri all’udienza del processo che vede il presidente Bertarelli imputato per induzione indebita a dare o promettere utilità. La vicenda è quella che ha portato lo scorso dicembre alla condanna dell’allora vicesindaco Nicola Lodi, che secondo i giudici avrebbe invece insistito con il presidente per indurlo a punire il dipendente che gli aveva rivolto un’ingiuria a un evento pubblico il 27 aprile 2020, e reso poi noto l’episodio sui social.
Nei confronti di Servelli, ribatte la difesa e hanno confermato ieri anche dirigenti, venne adottato un provvedimento disciplinare ordinario, un richiamo verbale, che gli venne consegnato a mano da Lambertini. Quello che l’allora vicesindaco Lodi aveva invece chiesto al presidente nella mail inviata il 3 maggio 2020, era di valutare l’opportunità di trasferire il dipendente da Cona, dove lavorava. Ciò che avvenne in Cidas fu un colloquio tra Servelli e Ilda Medini nel quale venne rappresentata al dipendente l’inadeguatezza del suo comportamento e maturò la decisione del richiamo verbale, poi consegnatogli personalmente da Lambertini. «Quello stesso anno in Cidas ci furono circa 60 procedimenti disciplinari, con 8-9 richiami verbali» ha ricordato la stessa responsabile risorse umane, sottolineando anche che la misura che venne adottata è la meno severa della scala di sanzioni prevista dal contratto di categoria, e che dopo il richiamo verbale prevede la multa, la sospensione e il licenziamento. Il dipendente, peraltro, non impugnò il provvedimento, né davanti all’Ispettorato, né davanti al Giudice del lavoro.
Lodi però tornò alla carica a metà agosto, lamentando il fatto che Servelli continuava a pubblicare post a lui sgraditi sui social. Il vicesindaco inviò una mail definita dalla teste “molto spiacevole” e che le fu inoltrata, senza commenti, dal presidente Bertarelli. Ebbe modo di leggerla solo due giorni dopo (era in ferie) e Bertarelli le disse poi che tutto si era già risolto per il meglio. Nel frattempo infatti Servelli era stato convocato per un colloquio (che il dipendente registrò) in cui gli venne detto tra altre cose che era sì libero di esprimere critiche, ma senza offendere. «Non è vero quindi – ha voluto rimarcare l’avvocato Simone Trombetti che assiste l’imputato – che il presidente voleva punire Servelli e che gli fu impedito dagli altri funzionari. Anzi in una mail inviata il 20 agosto alla responsabile delle risorse umane, Bertarelli chiarisce che «ho parlato con Servelli insieme a Natalia (Baldoni), e sinceramente più di invitarlo (in quanto socio) ad astenersi nel fare commenti spiacevoli e offensivi non vedo cos’altro potrei fare, non possiamo né intendiamo intervenire su profili e sfere privati e in questioni che riguardano le persone e i loro rapporti, il Vicesindaco se ritiene mi chiederà incontro e se coinvolgerà la stampa (per dire che?) ci comporteremo di conseguenza».
A fine udienza la difesa si è dichiarata soddisfatta perché «i fatti sono sottoposti al vaglio dibattimentale e oggi è emersa la piena legittimità del provvedimento che fu adottato nei confronti del dipendente». Il processo è stato aggiornato a dicembre con due testi della difesa, l’esame dell’imputato e la discussione.
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